Lettere al Direttore: “Ridurre i tempi d’attesa? «Un’assurdità demagogica»”

Buongiorno, mi chiamo Marina. Adozioni in tempo zero? Mi sembra davvero un’assurdità demagogica. Nella mia Regione ci sono circa 100 bambini, dichiarati adottabili ogni anno, a fronte di circa 800 coppie disponibili. All’ estero – giustamente – i Paesi hanno i loro criteri nella scelta delle coppie (età, anni di matrimonio, ecc.). Ditemi voi come ottenere il tempo zero. Inoltre, un criterio di scelta delle coppie è indispensabile perché molti si avvicinano al mondo dell’adozione con idee quantomeno bislacche. Ricevere una non idoneità brucia a tutti ma a volte aiuta a fermarsi, a riflettere e ad approfondire le proprie motivazioni, per poi ripartire più consapevoli.

 

Gent.ma Marina,

quando si parla di tempo zero è evidente che lo si fa in riferimento ai tempi – spesso biblici – dei servizi del territorio e dei  Tribunali dei Minori, per l’ottenimento del Decreto di Idoneità. Ci sono coppie che iniziano il loro percorso verso l’adozione per vederne la conclusione soltanto dopo tre anni (fatto accaduto la settimana scorsa). Ma davvero è necessario tutto questo tempo, per riuscire a capire se una determinata coppia è in grado di “fare” il padre e la madre? Forse occorre, per snellire la procedura, che i servizi territoriali accompagnino le coppie in un cammino di consapevolezza, relativo alla reale situazione dei bambini.

Dai paesi stranieri, oggi vengono segnalati bambini grandicelli, fratrie (tre e più), anche bambini piccoli, ma con patologie diverse o comunque con qualche problema di salute.

Lei, Marina, dice che molti si avvicinano all’adozione con idee bislacche: ma chi ha inculcato tali idee? Se ancora si legge, nelle relazioni, che la coppia è disponibile ad accogliere un bambino sano, il più piccolo possibile, somigliante alla coppia, senza grossi problemi né fisici né psicologici e indicando pure il sesso, è evidente che la coppia ritiene di poter esprimere i propri desideri e soprattutto “richiede” che questi si possano avverare.

Se tutti coloro che desiderano adottare fossero informati – e formati – su quelle che sono le esigenze e le realtà dei paesi stranieri, forse avremmo più coppie disponibili e consapevoli e anche una riduzione dei tempi di attesa, impiegati a far collimare il sogno con la realtà.