Le luci e le ombre del sistema delle adozioni internazionali. Intervista a Albano ( Garante Infanzia) e Griffini ( Ai.Bi.) 

 “L’Italia delle luci e delle ombre sul sistema delle adozioni internazionali che a tratti appare scarsamente controllato, a tratti eccessivamente burocratico e imprevedibile nell’esito” ritratto di quello che un tempo fu il fiore all’occhiello del nostro Bel Paese.  Mattea Guantieri su Estremeconseguenze.it

Filomena Albano (AGIA)  “L’adozione internazionale è amore e insieme funzione sociale. Per questo va sostenuta e valorizzata.”

Griffini (Ai.Bi.) “Bisogna credere davvero nella bellezza possibile della scelta adottiva e per questo serve la politica in grado di fornire da subito una spinta propulsiva all’intero sistema, consentendone il pieno rilancio”

Estremeconseguenze.it  si interessa alle adozioni internazionali in un’intervista Mattea Guantieri all’Autorità Garante Infanzia e Adolescenza, Filomena Albano, e a Marco Griffini, presidente di Ai.Bi.

Le adozioni internazionali – si legge – sono il nuovo buco nero di cui il nostro Paese sembra non si voglia occupare: sono oltre 3000 le famiglie italiane in lista d’attesa per le adozioni internazionali secondo l’Ai.Bi., 1394 i minori stranieri entrati nel nostro Paese a scopo adottivo nel 2018 a fronte degli oltre 4mila nel 2011.

“È l’Italia delle luci e delle ombre sul sistema delle adozioni internazionali che a tratti appare scarsamente controllato, a tratti eccessivamente burocratico e imprevedibile nell’esito” scrive Guantieri.

Le famiglie italiane si stanno allontanando dall’adozione perché c’è stato un progressivo disinteresse politico al progetto adottivo e non sono stati attuati tanti strumenti a sostegno di chi decide questo percorso-  spiega Marco Griffini presidente di Ai.Bi. – Non è solo l’aspetto economico che scoraggia. Il sistema si sta erodendo a poco a poco sotto il peso di una gestione lasciata unicamente ai volontari delle associazioni, l’adozione non è più nell’agenda di governo. Certo ci sono i fattori economici, le lungaggini burocratiche che fanno passare ai potenziali genitori le forche caudine prima di ottenere un’idoneità (che poi non è detto porti ad un esito positivo dell’adozione, per cui si spendono centinaia di migliaia di euro in incontri alla Asl, psicologi che hanno una media di 12 e 20 mesi con controlli che vanno dai tossicologici ai patrimoniali e che possono dare esito diverso rispetto al decreto del Tribunale. Ci sono paesi che da tempo aspettano di aprire accordi bilaterali con noi, come Bolivia e Cambogia, Nepal e molti altri. Ma se manca un’autorità centrale che si metta al tavolo per stabilire le condizioni di apertura, non si può far nulla. Vanno riallacciati i rapporti con molti Paesi di origine e va dato seguito ad accordi bilaterali firmati e rimasti inattivi per inadempienza e disinteresse politico. Bisogna credere davvero nella bellezza possibile della scelta adottiva e per questo serve la politica in grado di fornire da subito una spinta propulsiva all’intero sistema, consentendone il pieno rilancio”.

Per Griffini, oltre al bonus di 10mila euro per le coppie che accolgono minori stranieri con l’adozione internazionale, sono diverse le nuove frontiere dell’adozione: l’adozione aperta, l’adozione del concepito (ovvero l’adozione di un bambino già durante la gravidanza della madre), l’adozione europea, e le vacanze preadottive.

Sulla paralisi anche in termini di lavoro dei Tribunali dei Minori, cui deve passare necessariamente l’idoneità ad adottare, Griffini è chiaro “Solo in Italia – paese in teoria modello – persiste la prassi consolidata del Tribunale per i Minorenni (quello di Venezia in particolare), di prevedere dei decreti ‘vincolati’ per età e numero di minori adottabili rispetto alle richieste di adozione delle coppie. Cioè, è il Tribunale di Venezia che decide con quale età e quanti bambini possa adottare una coppia. Io la definisco cultura della selezione e l’effetto si spiega da sé: ci sono coppie che hanno magari anche 50 anni che hanno decreti vincolati per età, per cui possono adottare al di sotto dei 5 o dei 6 anni; coppie che non adotteranno mai, perchè nessun Paese estero dà a una coppia di 50 anni un bambino così piccolo. Insomma il lavoro da fare per non perdere quello che cerchiamo di costruire ogni giorno con le famiglie che vogliono adottare è enorme”.

Siamo di fronte a un quadro internazionale in via di trasformazione – è il rimando di Filomena Albano, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza) L’adozione internazionale è amore e insieme funzione sociale. Per questo va sostenuta e valorizzata. Servono certamente più aiuti esterni, reti territoriali che aiutino le famiglie prima e dopo l’adozione. Perché l’affido e l’adozione devono essere percepite come “ordinarie” e non straordinarie.

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