“Ma cara Serena, un bambino non è un piccolo cane abbandonato!”

Serena scrive:
Leggendo questo piccolo articolo, mi si passi il termine, di protesta contro il silenzio che aleggia attorno al drammatico problema dell’abbandono dei bambini, stavo effettivamente convincendomi che, come viene perentoriamente affermato, le campagne a favore dei bambini sono poco visibili dal punto di vista mediatico.
Quello che stavo leggendo mi sembrava tutto molto giusto, finché…
Una frase fatidica, una sola misera parola ha connotato tutto l’articolo di un sapore un po’ amaro, quasi di “crociata contro…”
La frase “incriminata” è: “E quanta sensibilizzazione si potrebbe fare se l’anno prossimo le Miss invece sostenessero i bambini abbandonati?”
“Invece”! Perché “invece”?
Le campagne contro l’abbandono dei cani non sono forse giuste e sacrosante? Il fatto che lo siano anche quelle per i bambini non toglie dignità o importanza al problema canino!
Fosse stato un ANCHE, avrei potuto concordare sul contenuto e il tono. Che siano pubblicizzate entrambe, che siano sponsorizzate assieme, che ci sia una protesta veemente contro TUTTI gli abbandoni e le crudeltà!
Ma così, con INVECE, mi diventa un “perché perdere tempo per i cani, quando ci sono i bambini?” e la cosa non mi sta più bene…
Se iniziamo a fare razzismo sulla beneficenza (meglio i bambini, meglio i cani, meglio i gatti, meglio i panda in estinzione…) si crea solo una polemica che tende a distruggere lo spirito stesso con cui queste manifestazioni vengono fatte, ovvero fare del bene.
Uno può sentirsi più coinvolto da una causa piuttosto che da un altra, per carità, ma non dovrebbe stilare “classifiche” di bontà.
Quanto è piccolo, altrimenti, il passo che porta a: “campagne solo per bambini bianchi italiani abbandonati, perché l’Italia è il nostro paese”? Orrori razzisti, esagerazioni insensate, estremismi raccapriccianti che vorrei potessero non esistere (ma che tragicamente esistono).

Grazie per l’attenzione.

Cara Serena,

la ringraziamo a nostra volta per aver letto quanto affermiamo con convinzione e – così pare – da soli. Ci è sempre sembrato ingiusto che tanta attenzione venga concentrata su un fenomeno stagionale e in sé certamente deprecabile come l’abbandono dei cani, senza però che l’abbandono dei bambini trovi più nessuno che se ne curi, o che ne rilanci il grido.

Come cambierebbero le cose per i bambini se il nostro Paese fosse capace di questo…!

Che ci sia una seria sensibilizzazione contro tutti gli abbandoni, è quanto vogliamo anche noi in Ai.Bi.; chiediamo e continueremo a chiedere di fare “coscienza critica” sulla discrepanza che la nostra cultura accetta piuttosto supinamente. Ma facciamo attenzione a non equiparare il caso di alcune migliaia di animali con il fenomeno di abbandono di milioni di minori al mondo (5 milioni l’anno, che vanno ad aggiungersi ai 168 milioni già abbandonati, secondo le stime UNICEF). È assurdo mettere sullo stesso piano delle persone e delle bestie. E lei conferma quanto da noi asserito. Perciò non possiamo che amaramente tornare a constatarlo: oggi in Italia fa più tenerezza un cane abbandonato che un bambino senza famiglia!

Marco Griffini, presidente di AI.Bi. Associazione Amici dei Bambini