Ma in Italia ci sono ancora gli orfanotrofi?

Chi si oppone alla maternità surrogata chiede di “svuotare” le strutture in cui si trovano i bambini allontanati dal proprio nucleo familiare di origine o in stato di adottabilità. Ma di che tipo di strutture si tratta? Quanti sono i minori fuori famiglia in Italia? E quanti di loro sono adottabili? Domande a cui non è facile dare una risposta. Il perché lo ha spiegato Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini, in questo articolo scritto per il settimanale “Oggi” che riportiamo integralmente.

Marco Griffini Presidente Amici dei Bambini
Gli orfanotrofi non ci sono più, sono stati chiusi a fine 2006, in base alla legge 149 del 2000. In base a questa norma, se un minore viene privato della famiglia d’origine deve essere collocato solo temporaneamente in comunità educative e al più presto in un’altra famiglia, o in affido o in adozione (in Italia sono da 900 a 1.100 i bimbi dati in adozione ogni anno). La realtà è che oggi la tipologia di accoglienza è di tre tipi: ci sono gli affidi in famiglia, le case famiglia (dove una coppia di coniugi può accogliere fino a sei bambini) e le comunità educative, che hanno sostituito gli orfanotrofi, ma no possono ospitare più di 12 bambini. È incredibile, ma non sappiamo esattamente di quanti bambini stiamo parlando perché non è mai stata realizzata la banca dati prevista dalla legge. Collegare le banche dati dei 29 Tribunali per i minorenni sembrerebbe semplice (e sarebbe importante per sapere quanti sono adottabili), ma non è stato ancora fatto, nonostante siano stati stanziati i fondi necessari. Quindi, ci si basa solo sulle stime realizzate dall’Istituto degli Innocenti di Firenze: sono circa 30mila i minori fuori famiglia. Di questi circa metà sono collocati in famiglia affidatarie (2/3 delle quali sono parentali) e metà in comunità educative, con un’esigua minoranza di case famiglia. Perché ancora tanti bambini rimangono in comunità? Io credo per ignoranza e scelte di comodo. Una famiglia affidataria va formata e seguita. Quindi diventa più semplice affidare il bambino a una comunità, anche se allo Stato costa di più. Un affido in famiglia costa alla Regione 600 euro al mese; nelle comunità educative da 90 a 130 euro al giorno.