Ma perché un bambino non può avere due mamme o due papà?

Buongiorno,

mi chiamo Noelle e ho letto la notizia pubblicata sul vostro sito, riguardante la risposta del Presidente Napolitano alla piccola Maria, bimba adottiva di 12 anni.

Io penso che non si possa negare ad un bambino il diritto di avere una famiglia, qualsiasi essa sia. Invece di nascondersi dietro al fatto che i figli di coppie omosessuali saranno derisi dagli altri bambini, bisognerebbe insegnare a quest’ultimi a non avere paura del diverso!

Bisognerebbe educarli alle diversità,  poiché esse arricchiscono le persone, le rendono migliori.

Invece di chiedersi che cosa succederà quando un bimbo si troverà di fronte a  due papà e chiederà : “Chi è la mamma?”, impariamo a rispondere senza tabù, affermando semplicemente che la mamma non c’è e che al suo posto ci sono due papà che lo amano, delle zie, delle cugine e tanti parenti che si prenderanno cura di lui.

Nessuno, a mio parere, può decidere e criticare l’amore che nasce fra due persone, anche dello stesso sesso.

Bisogna “ricostruire la società, insegnare ai bambini a conoscere gli altri”.

Grazie mille

 

 

Lisa TrasforiniBuongiorno Noelle,

ho letto con molto interesse la sua lettera, ricca di spunti.

L’adozione internazionale porta in sé la testimonianza della diversità che diventa una caratteristica fondamentale, una ricchezza da valorizzare e non da “annullare”.

L’altro tema che emerge dalla sua riflessione è il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia;  per un minore abbandonato è opportuno individuare due genitori che meglio corrispondano alle sue esigenze e caratteristiche personali.

Ciò non è discriminazione verso tutte le altre famiglie disponibili all’adozione, ma cura dell’abbinamento cercando la famiglia più idonea per lui, nell’ottica della centralità del bambino.

Per quanto riguarda l’adozione da parte di omosessuali, bisogna fare una riflessione più ampia; è chiaro che l’orientamento sessuale non inficia la capacità di amare un bambino, ma c’è bisogno di fare un passo in più.

La genitorialità adottiva ha sicuramente delle complessità maggiori della genitorialità biologica.  Un bambino abbandonato si porta dietro un intricato bagaglio che deriva dalla sua famiglia d’origine e dalle esperienze vissute, spesso tragiche.

Esso trova indubbiamente nella figura del padre e della madre adottivi, “i sostituti” di coloro che,  più o meno consapevolmente, lo hanno messo al mondo. Tutto ciò dà un po’ di continuità  alla vita del bimbo.

All’interno di un contesto sociale ed esperienziale che difficilmente comprenderebbe l’esistenza e quindi la possibilità di adozione di una famiglia omosessuale, l’essere adottati da una mamma e un papà corrisponde all’idea di famiglia che si è sviluppata nella testa del bambino e ciò può dare sicuramente maggiore linearità ad un percorso già di per sé complesso.

La centralità del pensiero, dei bisogni e dei vissuti del bambino sono i presupposti da cui partire per sviluppare un progetto adottivo che possa portare un minore a vivere serenamente la sua condizione di adottivo e di essere in grado di affrontare il mondo arricchendolo con la propria diversità senza esserne spaventato o travolto.

Un saluto

Lisa Trasforini

Equipe Psicologica di Ai.Bi.