La magistratura della RDC invia due lettere all’ Espresso: l’ inchiesta di Gatti è una bufala. Perché il Direttore non chiede scusa ai lettori?

tribunaleBufale, “fake news” (notizie false, diffuse e/o costruite ad hoc per raggiungere certi obiettivi) e “hate speech” (discorso violento che istiga alla violenza): tutti strumenti di un’ informazione faziosa messa in atto per tutelare gli interessi di pochi.

La verità non è più un valore da difendere e rispettare e che, in quanto tale, si basa su fatti oggettivi e indiscutibili ma è diventata un qualcosa di “soggettivo”, aleatorio e soprattutto strumentale ai giochi di potere e a interessi di pochi. Quanto è lontana l’epoca in cui Denis McQuail definiva i media come i ‘cani da guardia’ della democrazia, addetti a sorvegliare i poteri forti a servizio dei cittadini. Oggi molti di essi sembrano aver perso completamente questa capacità, trasformandosi piuttosto in cani da salotto e da compagnia, fedeli a chi offre l’osso più grosso.

E’ il caso de L’Espresso che, negli articoli a firma di Fabrizio Gatti, sta ignorando volutamente da mesi le due lettere che la Magistratura della Repubblica Democratica del Congo ha inviato allo stesso Gatti e al direttore del settimanale, Tommaso Cerno.

La prima, datata 13 agosto 2016, reca la firma del Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma Charles Wilfrid Sumaili Kanyongolo. Mentre la seconda, datata 30 agosto 2016, è sottoscritta dal Procuratore della Repubblica di Goma Daniel Saleh Katamea.

Nelle due lettere vengono smentite, in modo preciso e dettagliato, tutte le accuse rivolte dal settimanale ad Ai.Bi. Nonostante questo, però, L’Espresso prosegue la sua campagna diffamatoria nei confronti di Amici dei Bambini con la pubblicazione di ulteriori articoli.

Perché il direttore Cerno, che è subentrato alla guida del settimanale lo scorso luglio a Luigi Vicinanza proprio in contemporanea all’uscita del primo articolo), non chiede scusa ai lettori e alle famiglie che hanno adottato e/o che si vogliono avvicinare all’adozione, ora in preda alla confusione e alla sfiducia?

Soprattutto considerato che a farne le spese sono i bambini abbandonati in attesa di una mamma e di un papà che li accolga e li ami. Bambini in balia di bufale mediatiche che corrono veloci anche sul web e sui social dove le opinioni contano più dei fatti.

E i fatti sono due lettere ufficiali di due autorità congolesi che continuano ad essere ignorate. Perché? A chi o a cosa serve nascondere la verità?

Ricordiamo che, contro la campagna diffamatoria condotta da “L’Espresso”,  Ai.Bi. ha presentato al Tribunale civile di Roma un’azione civile con una richiesta di risarcimento di 20 milioni di euro, di cui 15 per i danni patrimoniali e 5 per quelli non patrimoniali. La prima udienza del processo civile è stata fissata per l’8 marzo 2017 presso la prima sezione civile del Tribunale di Roma: segno evidente di come la Magistratura italiana abbia ritenuto opportuno accelerare i tempi, fissando presto la data dell’udienza. Inoltre, Ai.Bi. ha presentato alla Procura di Roma fino a tre querele penali  per il reato di diffamazione.

Per ulteriori approfondimenti e per leggere la versione originale, in francese, di entrambe le lettere (Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma e del Procuratore della Repubblica di Goma), consulta lo speciale di Aibinews “L’inchiesta bufala de L’Espresso”.