Mamme sole e vulnerabili a Brescia: affitto calmierato alle studentesse per aiutarle

I progetti di Ai.Bi. e Cooperativa AIBC sono stati illustrati all’Università Cattolica. Anche il territorio bresciano presenta criticità e fragilità che necessitano di un intervento per evitare la caduta in condizioni di povertà

Minori e maternità in difficoltà? Esistono anche nel territorio di Brescia. E hanno bisogno di aiuto. Sono infatti 1000 i minori soggetti a provvedimento giudiziale e il 18% delle famiglie sono madri sole con bambini. 1200 sono invece i nuclei familiari che entrano nel sistema di prevenzione. È emerso oggi al convegno “Mamme in crescita”, realizzato da Ai.Bi. – Amici dei Bambini e dalla Cooperativa AIBC nella sede bresciana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Sala della Gloria). L’evento è stato realizzato in collaborazione con la stessa università, il Comune di Brescia, il CESPEF – Centro Studi sulla vita matrimoniale e familiare e la Fondazione della Comunità Bresciana.

Durante l’evento, dopo i saluti introduttivi di Lucia Ferrari in rappresentanza di Marco Fenaroli, assessore alle Politiche per la Famiglia, la Persona e la Sanità e all’Associazionismo del Comune di Brescia e di Ermes Carlo Carretta, Presidente della Cooperativa Sociale AIBC, e con la moderazione della dott.ssa Monica Amadini, docente di Pedagogia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sono seguiti gli interventi degli esperti. Il Convegno aveva l’obiettivo di tracciare e condividere, tra interlocutori del settore pubblico e del privato sociale, prassi e modelli di lavoro per il sostegno e l’accompagnamento dei nuclei mamma-bambino vulnerabili. Il contesto territoriale bresciano non è risultato differente in modo significativo da altri contesti regionali dove Ai.Bi. e AIBC intervengono con i loro progetti di accoglienza per la tutela della maternità e dei minori in difficoltà. Significativo è il numero di famiglie vulnerabili, dove per vulnerabilità si intende una situazione in cui è sufficiente un evento che fino agli anni Ottanta era considerato normale, per determinare la caduta in povertà. La gran parte di queste realtà vulnerabili è rappresentata appunto da nuclei mamma-bambino. Sebbene i servizi a disposizione sul territorio siano molti e di qualità, si rivolgono essenzialmente o a fasce molto fragili o, al contrario, a fasce medio-alte che hanno una buona capacità di orientamento e accesso ai servizi socio-assistenziali.

Laddove il disagio non è ancora conclamato, ma il nucleo è a rischio, occorre intervenire, occupandosi di quella “fascia grigia” di cui la comunità dovrebbe farsi carico con progetti di mutuo aiuto e prossimità. La rete, infatti, costituisce l’elemento essenziale di salvataggio, che nel tempo si è deteriorata, per molteplici cause, a partire dalla disgregazione della famiglia d’origine (nonni lontani, aumento delle separazioni, etc.). Interventi di prevenzione del disagio devono focalizzarsi su sinergie pubblico-privato (soprattutto sul fronte della formazione e condivisione di buone prassi) e coinvolgimento della comunità che deve prendesi carico delle fragilità.

Questo è l’approccio dei progetti Ai.Bi. e AIBC per la presa in carico e il sostegno ai nuclei monoparentali fragili, in Lombardia: un progetto che prevede proprio che nello stesso stabile coabitino mamme fragili con i loro bambini e studentesse, che, in cambio di affitto calmierato, offrono il proprio aiuto e sono coinvolte attivamente nel progetto. Questo consente alle mamme di creare relazioni significative a partire dal contesto che vivono ogni giorno, e alle giovani studentesse di sperimentare solidarietà e vicinanza.

L’evento era inserito in un progetto co-finazianto dalla Fondazione della Comunità Bresciana.