Manuel, giovane boliviano adottato: “Ecco cosa ho fatto per riaprire le adozioni internazionali in Bolivia”

La lettera di Manuel alla Ministra della Giustizia, il viaggio in Bolivia, l’incontro con le istituzioni boliviane, gli studi alla London School of Economics di Londra: “Perché ogni bambino abbandonato ha bisogno di una famiglia!”

Manuel ha poco più di 18 anni e le idee chiarissime da sempre: nel suo futuro vede una carriera nel mondo delle adozioni internazionali, tanto che si è già assicurato un percorso di studi in Relazioni internazionali alla London School of Economics di Londra. Non solo, si è rivolto per ben due volte alle istituzioni boliviane affinché le adozioni possano essere garantite come strumento di protezione nell’interesse di ogni minore abbandonato. La prima volta aveva soli dieci anni quando con la famiglia era andato in vacanza in Bolivia, il suo Paese d’origine; la seconda, poco tempo fa, attraverso una lettera che, con il suo permesso, riportiamo integralmente in fondo a questa pagina (e che vale la pena di essere letta).
Ma andiamo con ordine e vediamo come tutto è cominciato.

I bambini hanno bisogno della famiglia!

Manuel ha una sorella di due anni più giovane che lui stesso è andato a incontrare in Cina con i suoi genitori, per tornare a vivere tutti insieme a Verona. “Avevo 4 anni, lei 2 e ho ancora un bellissimo ricordo di quel viaggio. Eravamo vicini a Pechino – dice – con mia sorella ci siamo trovati e intesi subito. Non siamo fratelli di sangue ma dal primo istante abbiamo sviluppato un bellissimo rapporto. Questo viaggio mi è rimasto molto impresso ed è forse per questo motivo che ho sempre coltivato l’interesse per tutte le culture. Nel tempo ho voluto approfondire la storia e le tradizioni del mio Paese di origine: un interesse che i miei genitori hanno sempre assecondato”.
Poi, quando Manuel aveva 10 anni, tutta la famiglia è partita d’estate alla scoperta della Bolivia: “Non ho mai voluto scoprire il mio passato nei dettagli, non che non ne abbia curiosità, ma non mi interessa – racconta -. Ero più attratto dal comprendere la cultura del Paese. Siamo stati a La Paz e a El Alto, grazie anche alla collaborazione di Ai.Bi. In quel periodo avevo già scritto sul diario alcuni pensieri, una pagina al giorno come la maestra mi aveva chiesto di fare per le vacanze”.
Quei pensieri si sono poi trasformati in una lettera spedita alla Senatrice e avvocata Virgina Velasco Condori (all’epoca Ministra della Giustizia e Trasparenza Istituzionale del governo Morales), in un periodo in cui tra l’altro le adozioni internazionali erano temporaneamente sospese.
“Erano certamente i pensieri di un bambino, che parlava di famiglia, di futuro e sogni. Facevo presente che nonostante possano avere una casa e una protezione, i bambini hanno bisogno della famiglia.
Non ce lo aspettavamo, ma la Ministra ci ha chiesto un incontro mentre eravamo in vacanza lì. E proprio il giorno precedente a quello in cui avevamo in programma di visitare l’hogar Virgen de Fatima dove sono stato adottato. È stato un momento molto toccante per tutti; la senatrice mi ha anche donato il Codigo de los ninos, las ninas y adolescientes, pregandomi di restare in contatto. E mi ha augurato una vita piena e felice.”

Il sogno di Manuel

Quest’ anno Manuel ha deciso di non demordere e, ora che si prepara a studiare all’estero, ha scritto nuovamente alla stessa senatrice, che ancora si occupa di diritti per l’infanzia e di adozione.
La consapevolezza e la conoscenza di Manuel in questi anni si è ampliata, così che nella sua lettera, attraversata anche da passione e calore, non mancano proposte politiche e operative.
Credo che la Bolivia stia lavorando bene per proteggere i minori abbandonati e garantire i diritti di tutti i bambini – conclude Manuel – . Credo poi che l’adozione debba essere sovranazionale, governata da legislazioni precise e agire nell’unico interesse del bambino a vivere in famiglia”.

Di seguito il testo integrale della lettera scritta da Manuel:

Verona, Italia  – 5 febbraio 2024

Cara Senatrice,
Sono Manuel, il ragazzo italiano nato in Bolivia; che da bambino, nel 2015, quando Lei era ministra di grazia e giustizia, l’ha conosciuta.
Nel nostro ultimo incontro le ho fatto una richiesta, e una promessa.
In questi anni ho mantenuto quella promessa, e, tra le altre lingue, ho iniziato a studiare spagnolo. Mi sono inoltre appassionato allo studio della lingua aymara, comparandolo a lingue antiche orientali ed europee. Ho anche continuato a perseguire i miei sogni, come lei mi aveva detto di fare, e a breve inizierò l’università di relazioni internazionali.

Dalla nostra ultima visita ho continuato a studiare il sistema delle adozioni mondiali. Ho condotto uno studio sulle politiche degli stati nel mondo, riguardo le adozioni, che ho presentato all’università di Cambridge, molto importante qui in Europa.
Durante la ricerca ho consultato il Codigo de Los niños niñas y adolesciente che lei mi aveva dato, e questo, insieme all’accordo Marco, che ho scoperto con piacere essere stato sottoscritto poco dopo la mia visita, sono stati per me di grande ispirazione.
Credo che pochi stati nel mondo al giorno d’oggi si possano dire veramente garanti del ‘interesse dei bambini’.

La Convenzione dell’Aja del 1989 è stata un decisivo miglioramento della gestione dell’adozione dei bambini; tuttavia, credo che dapprima le sottoscrizioni dello stesso accordo, e successivamente i tempi di attesa, le restrizioni per i prospettivi adottandi, e i processi burocratici non siano del tutto ‘nell’interesse dei bambini’.
Ho molto stimato invece l’esempio della Bolivia, che ha dedicato un’attenzione speciale e impegnativa ai bambini, stipulando per loro il Codigo de los ninos las ninas y adolescentes, dimostrando che la necessità di una tutela verso il futuro del paese, i bambini, è prioritaria ed esterna, per importanza, alle altre casistiche legislative.
Sull’esempio boliviano, spero che in futuro molti altri paesi nel mondo riescano a dimostrare di aver appreso tale concetto.
Nella mia immaginazione, l’obiettivo che si dovrebbe raggiungere sarebbe quello di creare un organo inter partes, che agisca nell’interesse dei bambini del mondo, che sia riconosciuto a livello globale, e che dia alla popolazione mondiale dei bambini il futuro che meritano e a cui hanno diritto. Nonostante io, crescendo, sia cambiato, il mio sogno e desiderio rimane quello di impegnarmi per far sì che i diritti di quei bambini vengano riconosciuti.
A tal proposito, sto collaborando da volontario, con Ai.Bi. per diffondere consapevolezza, tra i futuri adottandi e le persone in generale, sul tema dell’adozione.

Come ho detto prima, in pochi mesi inizierò il mio percorso universitario, che ho scelto in funzione dei miei obbiettivi, e che quindi credo riuscirà a darmi la possibilità di conoscere persone influenti nei governi dei vari stati, di informarmi sempre di più sulle politiche mondiali, di delineare sempre di più il mio obiettivo e, forse, di raggiungere posizioni di maggiore importanza nel campo dell’adozione internazionale.
Spero insomma, che questo sia l’inizio del mio far diventare quel sogno realtà.
Ad oggi non posso quindi far altro che prepararmi al meglio, rafforzando le mie conoscenze, idee, e abilità.
Avere delle basi solide penso sarà per me fondamentale; a tal proposito, l’esempio boliviano è una di tali basi, e un evento di cui vado molto fiero, in quanto bambino boliviano.
È per questo che le vorrei chiedere alla Bolivia, tramite lei, se possibile, di rinnovare l’accordo Marco.
Nel 2014 il bambino che è venuto in Bolivia con quella lettera si è sentito ascoltato e capito: oggi, il ragazzo che scrive questa lettera spera di ricevere ancora quel supporto, per perseguire i suoi sogni con le stesse certezze e la stessa determinazione.
Sono certo che sia io sia lei concordiamo sui motivi per cui l’attenzione verso i bambini sia di prioritaria importanza; sono anche cosciente del fatto che il governo boliviano ha altre decisioni importanti da prendere; tuttavia, credo che possa essere arrivato il momento che i ministri del governo concedano la loro attenzione a questa questione, rispecchiando quello che io considero uno dei valori boliviani: garantire un futuro ai bambini.

Spero che lei mi possa aiutare.
La stimo, e vorrei che nel mio cammino futuro le persone che occupano posizioni di rilievo in questo ambito, e che incontrerò, abbiamo a cuore l’interesse dei bambini come lei mi ha dimostrato di avere.
La ringrazio per l’attenzione che mi ha dedicato, da bambino, e che mi sta dedicando leggendo questa lettera, che spero le abbia fatto piacere.
Voglio tornare presto in Bolivia per una visita, perché, anche se lontano, è un posto che chiamo casa; con l’occasione avrei piacere di reincontrarla, se possibile.

 Con affetto
Manuel