Marocco. Da anni abbandonata, muore la madre biologica e lei va in crisi

La psicoterapeuta Giovanna Buonacore commenta la vicenda di Meryam, comune alla storia di molti minori abbandonati. Cosa occorre fare per aiutarli a risorgere. #Continuiamodaibambini

Meryam ha 18 anni. A 12 è stata trasferita al centro della Fondazione Rita Zniber di Meknes, in Marocco, dopo la chiusura di un centro di assistenza per bambini senza famiglia situato ad Ain Louh. Il centro collabora da tempo con Ai.Bi. – Amici dei Bambini.

Meryam, abbandonata nell’infanzia, è una ragazza socievole, ma con una personalità molto fragile. Due anni fa ha ricevuto la cattiva notizia della morte della madre biologica. Nonostante il sostegno di tutto lo staff del centro, anche psicologico, questa ragazza ha faticato a superare questo trauma che ha lasciato un impatto molto forte anche sul suo livello di apprendimento. Così, quest’anno, Meryam non è riuscita a superare il secondo anno del suo baccalaureato, nonostante il tutoraggio ricevuto. Grazie al sostegno degli educatori del programma di Ai.Bi. Meryam ha deciso di cambiare il suo contesto di vita e di andare a vivere in un centro specializzato nella assistenza delle ragazze con problemi di integrazione sociale.

Marocco: cosa è successo dopo la morte della madre biologica

“La storia di Meryam – commenta Giovanna Buonocore, psicologa e psicoterapeuta di Ai.Bi. – Amici dei Bambinipotrebbe essere, purtroppo, quella di molti bambini e bambine che durante un momento così delicato del proprio sviluppo psicofisico perdono improvvisamente la loro figura genitoriale di riferimento. La sua personalità fragile e la sua voglia di sentirsi parte del Noi sociale la induce a provare ad allinearsi quasi al gruppo dei pari ed alle richieste del mondo degli adulti ma le ferite che porta dentro di sé accentuano e rendono preponderanti le sue insicurezze e fragilità”.

“Senza le cure, l’amore e l’affetto di una mamma e di un papà – prosegue la psicologa – le deprivazioni emotive, affettive, le discurie psicofisiche lasciano una traccia che viene sentita come se fosse un solco sul proprio io che orienta il suo atteggiamento mentale nel porsi verso gli eventi e le circostanze della vita. Nonostante il programma di tutoring creato per coadiuvarla negli studi dagli educatori di Ai.Bi. non riesce ad affermarsi nella sua formazione e realizzarsi negli studi. Il nuovo programma, sviluppato per lei, di inserimento in un centro specializzato nell’assistenza delle ragazze con problemi di integrazione sociale le consentirà di sperimentare l’inclusione delle diverse ‘identità’ in un unico contesto all’interno del quale non sia presente alcuna discriminazione e nel quale venga praticata una comunicazione ed una relazione positiva con chi l’accompagnerà verso l’acquisizione di nuovi strumenti di interazione propedeutici ad una migliore e funzionale nonchè adattiva percezione di sé che la renderanno maggiormente sicura nell’andarsi ad inserire nei contesti frequentati. Gli elementi sui quali dovrà lavorare chi la affiancherà dovrebbero basarsi sulla cura, l’ascolto attivo e l’empatia così da farle acquisire maggiore fiducia in se stessa e nel mondo che la circonda. Sentirsi addosso il senso di colpa, quasi come se fosse una parte del derma, ed aver introiettato un’immagine di sé negativa tanto da pensare e finanche credere di aver meritato l’abbandono le lasciano un senso di smarrimento e di inadeguatezza che orienta il suo vivere come un leitmotiv costante. Imparerà, e glielo auguro di tutto cuore, a rivolgersi parole dolci e tolleranti, di allentare la morsa verso il non sentirsi degna o capace solo di sperimentare sensazioni di rifiuto e di inadeguatezza. Aver compiuto 18 anni non le permetteranno di rinascere figlia e di provare a lasciarsi andare ed abbandonarsi ad un lungo abbraccio ed alle cure di due genitori ma il poter creare un rapporto di fiducia con gli educatori attraverso un programma costruito ad hoc che, a mano a mano ed a piccoli passi la indurranno al cambiamento nella percezione di sé ed a sentirsi importante e, col tempo, anche alimentare il bisogno di riconoscersi portatrice di desideri e che possano avverarsi sperimentandosi in delle relazioni affettive autentiche”.

Anche tu puoi supportare i progetti di Amici dei Bambini a favore dell’infanzia e dei giovani in difficoltà in Marocco. Con una donazione alla campagna “#Continuiamodaibambini. L’accoglienza non si ferma”, puoi fare la tua parte.

Dona subito: https://www.aibi.it/ita/continuiamo-dai-bambini/