Marocco. Omar, dopo l’adolescenza in istituto il percorso militare. Per mancanza di alternative

Il dramma dei care leaver: quando il mondo esterno rischia di essere più una minaccia che un’opportunità

Salve,

il mio nome è Omar, ho 23 anni e sino a poco tempo fa ho vissuto all’istituto della Fondation Rita Zniber. Quest’ultima è stata la mia casa sin da quando sono nato. Mia madre, infatti, mi ha abbandonato per delle ragioni che tutt’ora non conosco subito dopo il parto. L’infanzia e l’adolescenza all’interno del centro non sono state facili. Si deve condividere tutto, a partire dall’affetto che i responsabili del centro, negli anni, ci hanno dimostrato.

A volte però si ha bisogno di tanto affetto, quello che solo dei genitori possono donare. Purtroppo però, ci dobbiamo accontentare e farci forza l’un l’altro. Questa penso sia una delle ragioni principali del perché la vita nell’istituto è così difficile. Oltre a questo ci sono poi le paure, la paura di crescere, di non saper cosa fare o a chi chiedere aiuto per essere almeno guidati ed orientati.

Io, personalmente, non sono mai andato bene a scuola, non mi è mai piaciuta. Ci sono voluti degli anni prima che trovassi la mia strada. Tutto è cominciato con la convocazione per il colloquio per il servizio militare all’inizio di giugno di quest’anno. Se devo essere sincero non volevo andare, l’idea di entrare nell’esercito non mi piaceva. Mi sono dovuto recare comunque al colloquio, il servizio militare in Marocco è diventato obbligatorio.

Il colloquio non è andato molto bene, pensavo di non essere stato preso e, inizialmente, ciò mi ha sollevato. Poi, ancora fuori dalla porta dell’ufficio di reclutamento, mi sono fermato a riflettere e la prima domanda che mi sono posto è stata: cosa farò una volta tornato al centro? Cosa farò della mia vita? È stato in quel momento che mi sono convinto e ho capito che, forse, il servizio militare avrebbe potuto essere una buona possibilità. Sono così tornato a parlare con l’ufficiale con cui avevo appena fatto il colloquio per spiegargli la mia situazione, ossia che, in quanto beneficiario di un istituto e senza una formazione accademica o professionale, le mie prospettive sono molto ridotte. Si è dimostrato molto comprensivo e… sono stato ammesso al servizio militare.

Ad agosto ho lasciato il centro, i miei compagni e i miei amici. Non è stato un momento facile, sono cresciuto con loro, sono la mia famiglia. Nonostante la tristezza, tuttavia, mi sono fatto forza e sono partito. Ci sono tutt’ora dei momenti in cui mi sento più solo che mai, in particolare quando gli altri soldati ricevono le visite delle loro famiglie. Io non ricevo nessuno, e nessuno viene a portarmi i piatti tradizionali marocchini che tanto ci mancano in caserma. Ogni tanto però chiamo il centro, e l’ultima volta mi hanno detto qualcosa che mi ha fatto molto piacere. Ossia che, anche solo dalla voce e dalle mie parole, riescono a capire che sono cambiato, sono cresciuto.

È vero, ora ho la mia vita.

Se Omar ha avuto la fortuna di intraprendere un percorso, purtroppo, molti altri sono invece i “care leaver” come lui che non ce la fanno. Che finiscono in mezzo a una strada. Questo perché, per un ragazzo che ha trascorso infanzia e adolescenza in un istituto, senza una famiglia, non è semplice farsi un’idea del mondo esterno e prepararsi ad affrontarlo.

Per questo Ai.Bi. – Amici dei Bambini investe nel Sostegno a Distanza, che può offrire a questi ragazzi un’opportunità per il futuro. E anche tu puoi dare loro una mano. Scopri come.