Migranti. Di Biagio (Ap): “Il governo istituisca un piano per l’affido dei minori stranieri non accompagnati basato sulla collaborazione tra famiglie e associazioni”

aldo-di-biagio1Prevedere l’affido famigliare dei minori stranieri non accompagnati in un sistema che veda la collaborazione delle famiglie disponibili e delle associazioni esperte nelle procedure di accoglienza temporanea. È questo l’impegno chiesto al governo dal senatore di Area Popolare Aldo Di Biagio, in un ordine del giorno presentato a Palazzo Madama. Ad esso, l’esponente di Ap ha aggiunto anche un secondo Odg chiedendo all’esecutivo di prevedere un sistema di regolamentazione nazionale della figura del mediatore culturale, fondamentale per aiutare i migranti a integrarsi nella realtà italiana. Entrambe le richieste si inseriscono nel quadro della conversione in legge del decreto 13 del 17 febbraio 2017 in merito all’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale.

Nel primo dei suoi Odg, Di Biagio ricorda come gli sbarchi dei minori non accompagnati siano “uno dei tratti più drammatici correlato ai flussi migratori verso l’Europa”. Come testimoniato dai dati dell’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), secondo cui, al 30 novembre 2016, i minori giunti nel nostro Paese erano già oltre 27mila. Nel momento in cui è in esame alla Camera il disegno di legge Zampa, che intende rafforzare le tutele dei minori stranieri non accompagnati e garantire un’applicazione uniforme delle norme per l’accoglienza su tutto il territorio nazionale, è auspicabile, secondo Di Biagio, valutare la promozione di piani di accoglienza famigliare temporanea che consentano il coinvolgimento delle famiglie che attualmente, attraverso gli enti e associazioni qualificate ed esperte nell’ambito delle procedure di affido, si sono rese disponibili” a quest’ultimo. In questo modo, sottolinea il senatore, si eviterebbe l’ipotesi di proliferazione di strutture di accoglienza per minori dove i livelli di attenzione e di controllo non possono essere garantiti, i meccanismi di integrazione sono deboli e i costi a carico dello Stato risultano particolarmente difficili da sostenere”.

Nel secondo dei suoi Odg, Di Biagio sottolinea l’importanza della figura professionale del mediatore culturale, nata dall’esigenza di creare un ponte tra l’utente straniero e le strutture pubbliche. “Al momento – denuncia però l’esponente di Ap – non esiste un percorso formativo codificato e organico, pertanto l’acquisizione delle competenze specifiche necessarie per la figura del mediatore interculturale è regolamentata talvolta a livello locale e lasciata spesso all’iniziativa di soggetti privati”. Di Biagio chiede quindi al governo di valutare l’opportunità di prevedere un sistema di regolamentazione nazionale della figura del mediatore culturale”, istituendo eventualmente l’Albo dei mediatori interculturali e quello delle associazioni di mediazione interculturale.