Migranti. “Doppietta” per il Portogallo: la famiglia irachena accolta da Ai.Bi. è stata finalmente ricollocata nel Paese campione d’Europa

profughi_jpgDopo la vittoria dell’Europeo di calcio, il Portogallo torna a fare “gol”. Sì, perché il Paese ha colto nel centro una nuova “rete”, quella dell’accoglienza.

I protagonisti di questa storia sono 7 membri di una famiglia proveniente dal Kurdistan iracheno.

La storia della famiglia Mohammed, costituita da mamma, papà e 5 figli, dai 6 ai 13 anni, inizia il 22 dicembre 2015 e non è ancora terminata, perché ricomincerà con un lieto inizio: quello della loro nuova vita in Portogallo.

Dopo aver lasciato la loro terra nelle mani dell’Isis, viaggiando per 5 mesi la famiglia irachena giunse in Italia proprio quel 22 dicembre. La famiglia fu inserita nel sistema della relocation, il programma di ricollocamento dei migranti con diritto d’asilo, approvata a settembre a Bruxelles dai 28 ministri dell’Interno dell’Unione Europea.

Il provvedimento riguarda 120mila profughi provenienti da alcuni paesi pesantemente colpiti dalla guerra, come Siria, Iraq e Afghanistan: una volta identificati, i profughi vengono smistati verso Germania, Olanda, Portogallo, Svezia e altri Paesi europei che hanno accettato di accogliere i richiedenti asilo.

Il ricollocamento gestito dall’Ue permette di mettere fuori gioco i “passatori”, trafficanti a cui si rivolgevano, pagando, i migranti giunti in Italia e desiderosi di trasferirsi in altri Paesi europei. Con la relocation, questo passaggio avviene in maniera legale e organizzata: il sistema prevede che i rifugiati che arrivano in Italia vengano collocati in una struttura di prima accoglienza in attesa di conoscere il Paese che li ospiterà.

Ad accogliere la famiglia irachena, quel freddo giorno di dicembre, c’era la Tenda di Abramo, la piccola comunità di accoglienza per famiglie di migranti con figli, gestita da Amici dei Bambini in collaborazione con la Prefettura di Milano, sempre pronta a curare le ferite dei più fragili.

Nel giro di pochi giorni, la famiglia avrebbe dovuta essere ricollocata ma non è andata così. Sono passati quasi 7 mesi, durante i quali i vari organi preposti (EASO, UNHCR, OIM) si sono dati da fare per terminare l’iter burocratico. Ed infine, ecco che il Portogallo sarà il Paese che li accoglierà, dando loro la speranza di un futuro dignitoso.