Migranti. Il Papa di ritorno da Dublino: “Un popolo che può ricevere ma non ha la possibilità di integrare, meglio che non riceva”

Il Santo Padre ha chiarito, nel corso della conferenza stampa del viaggio di rientro a Roma dal nono Incontro mondiale delle Famiglie, qual è il criterio che dovrebbe ispirare l’accoglienza dei Paesi che si aprono (o meno) all’immigrazione, parlando di “atteggiamento ragionevole 

Nei giorni precedenti, comunque, aveva parlato dei legami indissolubili che legano l’umanità e che vanno rafforzati per poter essere di aiuto ai fratelli e alle sorelle più deboli in un tempo di massiccia crisi migratoria che “esige saggezza, ampiezza di vedute e una preoccupazione umanitaria che vada ben al di là di decisioni politiche a breve termine” 

migranti. La posizione di Francesco sull'accoglienza nei PaesiNon solo abusi e pedofilia: il nono Incontro mondiale delle Famiglie che si è appena chiuso in Irlanda, al quale ha preso parte nei giorni di sabato 25 e domenica 26 anche Papa Francesco, è stata piuttosto l’occasione per ribadire alcuni concetti-cardine che dovrebbero animare i Paesi che si aprono all’accoglienza dei migranti in fuga da guerra, povertà e miseria. “Un popolo che può ricevere ma non ha la possibilità di integrare, meglio che non riceva. E credo che questo sia il midollo oggi del dialogo nell’Unione Europea, si deve continuare a parlare, le soluzioni si trovano”, ha detto il pontefice, sul volo di rientro da Dublino, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa ‘aerea’. Un ‘freno’ dunque tanto alla chiusura totale e incondizionata ai fratelli e alle sorelle in difficoltà, specie se minori, che all’istinto cieco e privo di raziocinio nella volontà di far entrare migranti nei propri confini nazionali, per ribadire che in questo delicato ambito occorre mantenere costantemente un “atteggiamento ragionevole, come lo ha definito Francesco.

A margine di questo tema, il Papa ha raccontato ai giornalisti di essersi accorto di questa necessità dopo l’attentato di Bruxelles: “I ragazzi – ha spiegato il Santo Padre –, i guerriglieri che hanno fatto l’attentato erano belgi, ma finti emigranti, non integrati, ghettizzati. Cioè erano stati ricevuti dal Paese e lasciati lì, e avevano fatto un ghetto, non sono stati integrati“.

Nei giorni precedenti, durante gli incontri irlandesi, Papa Francesco aveva comunque ribadito che “la sfida che più provoca le nostre coscienze in questi tempi è la massiccia crisi migratoria, che non è destinata a scomparire e la cui soluzione esige saggezza, ampiezza di vedute e una preoccupazione umanitaria che vada ben al di là di decisioni politiche a breve termine”.

Fonte: LaPresse

Fonte: Vatican News