Moldova. #BAMBINIxLAPACE. La guerra, la fuga e la speranza per i suoi connazionali: il racconto di Irina

Da sfollata a consulente giuridica. Irina racconta la sua esperienza in Ucraina e dell’impegno per aiutare i suoi connazionali in difficoltà

Irina da due mesi è parte dell’equipe di Ai.Bi. Moldova. Il suo impegno è quello di offrire consulenze giuridiche a chi chiama l’Help Line telefonica, apertasi appunto come un servizio di sostegno alla popolazione ucraina sfollata dalla guerra.
Altruista, come lo era in Ucraina, sin dal primo giorno della guerra, Irina ha voluto continuare ad aiutare i suoi connazionali anche quando ha messo piede in terra salva. E lo fa con dedizione e passione.
La sua motivazione cresce però, quando gli interlocutori si rendono conto dalla sua voce, che è una di loro, una persona che capisce i loro problemi, perché ha vissuto la guerra sulla propria pelle e come loro si augura di tornare a casa, un giorno.
Irina, quando era in Ucraina, lavorava nel campo giudico (era dipendente comunale per cause fondiarie) per cui, trovare un lavoro simile in Moldova è stato relativamente facile. Pertanto, ha seguito alcuni corsi con specializzazione sui diritti delle donne, offerti da varie ONG per alleggerire il collocamento lavorativo dei cittadini ucraini che desiderano lavorare

L’attenzione ai desideri

Con riferimento all’attuale lavoro, Irina dice scherzando che da sempre ha voluto approfondire le sue conoscenze e l’impegno nel campo dei diritti umani. In Ucraina non lo poteva fare per mancanza di tempo. Ora, grazie alle specializzazioni fatte è capace di seguire il suo sogno, fornendo consulenze giuridiche alle donne ucraine che chiamano il nostro numero verde per chiedere aiuto.
Un altro desiderio di Irina, era che suo figlio studiasse in Europa. Anche se ora non si trovi in quell’Europa sognata, per lo meno la famiglia è riuscita a lasciare l’Ucraina prima che, con il raggiungimento della maturità, il figlio venisse arruolato nell’esercito, per combattere.
Di fatti, ancora oggi, Irina ed i suoi connazionali non riescono a capire da chi o da che cosa dovevano essere liberati se nel loro paese si stava benissimo. Per ora, della liberazione si può parlare solo con una sorte di umore nero. “Infatti – dice Irina – ci hanno liberati dai nostri impegni, dalle case, dai cari. Alcuni sono stati liberati per sempre. Di tutto”.

Dnipro, un punto per l’economia, la cultura e lo sviluppo del Paese

La città di Dnipro, da dove arriva Irina, prima della guerra era un punto molto importante per l’economia, la cultura e lo sviluppo del paese. Lo si può dedurre dalla festa della città, celebrata il 12 di settembre.
Spettacoli straordinari di luci e artefici coloravano i cieli di Dnipro un anno prima dello scoppio della guerra. Altro che spettacolo, con le bombe però, un anno dopo, la città è stata immersa in un caos assoluto, l’invasione seminando terrore e panico tra gli abitanti.

Settembre 2022. I ricordi e la vita dopo la guerra

L’anno scorso, dopo due mesi trascorsi in Moldova, la famiglia è tornata nuovamente in Ucraina. L’idea di abbandonare chi lotta per la Patria non dava pace all’anima – questo perché fin dal primo giorno della guerra (alla quale nessuno ci credeva), Irina e le donne del suo caseggiato si erano mobilizzate a cucire passamontagna e indumenti che poi portavano ai militari, insieme ai prodotti alimentari e persino alle stufette multifunzionali che confezionavano con le proprie forze e conoscenze.
“Per circa un mese, quanto è stato possibile rimanere in città, tutti gli abitanti del nostro blocco si erano trasformati in sarti che lavoravano di giorno e di notte. Era un impegno che tutti abbiamo assunto per renderci utili in qualche modo. Era quel poco che potevamo fare invece di stare ed aspettare.” Ricorda Irina.
Abbandonare il Paese e tutta quella gente che si era unita in una causa comune per far fronte ad un momento così difficile, era visto come un atto di tradimento. Hanno ceduto però, quando i missili hanno iniziato a volare sopra le loro case e le officine… quando, essendo costretti a ripararsi nei sottosuoli, erano diventati loro stessi beneficiari dell’aiuto che preparavano per le spedizioni nei punti più vulnerabili della città: sui campi di combattimento, negli spazzi di rifugio antiaereo, agli anziani del quartiere, che non erano in grado di spostarsi per procurarsi i beni di prima necessità.

L’inimmaginabile è diventato una realtà che hanno dovuto accettare

La guerra ha portato cambiamenti in tutti gli aspetti. Anche nel modo di parlare. “Normalmente, quando chiamiamo qualcuno per telefono, è per chiedere qualcosa. Invece, dopo ogni bombardamento, le nostre chiamate si limitavano solo a “Ciao. Vivo?”. Niente più rappacificante che la risposta che arrivava: “Grazie. Oltrepassato!” Che significava che il missile aveva oltrepassato la casa, spiega Irina.
Anche nei negozi, diversamente da come era accaduto nel periodo pandemico, quando tutti facevano le provviste in ritmi frenetici, si manteneva un certo silenzio, un ordine. Nessuno si lasciava portato dal panico, la gente si trattava con rispetto e gentilezza. “Era un consenso muto e mutuo allo stesso tempo. I missili che volavano sopra le case facevano abbastanza rumore, per appesantire l’aria anche con le parole” ricorda.

Tempo di nuovi desideri

Dopo quanto vissuto, Irina sostiene che nella vita bisogna afferrare ogni opportunità, soprattutto quando ci si presenta un foglio bianco e noi lo dobbiamo riscrivere e riempire di storie nuove. “E adesso, per noi è tutto nuovo: vita nuova, casa nuova, lavoro nuovo, gente nuova.” Eacconta Irina.
Sempre mantenendo un tono ottimista, la nostra collega ci confessa che a volte si ispira ai beneficiari che segue.
Un esempio che ha portato durante la nostra discussione è quello di un anziano di oltre 80 anni che sogna tornare in Ucraina, perché lì sono rimaste le sue moto – la sua passione. È proprio da una passione così dobbiamo alimentare la nostra vita, età nonostante.
Irina capisce quanto sia forte la determinazione di tornare a casa del suo connazionale. Perché nonostante si trovi apparentemente bene qui in Moldova, il suo pensiero vola a casa.
A casa, prima di tutto, vuole fare la pulizia – cancellare, insieme al fango, anche il brutto ricordo di questo anno e mezzo di guerra.

Sostieni anche tu la campagna #BAMBINIXLAPACE

Serve ancora il sostegno di tutti per venire incontro ai tanti bisogni delle donne, mamme e famiglie colpite dal conflitto. Chiunque può dare il suo contributo attraverso una donazione “una tantum” o sostenendo il progetto di adozione a distanza dei bambini e le famiglie ucraine, per dare continuità agli interventi che l’associazione compie ogni giorno nel contesto dell’iniziativa #BAMBINIXLAPACE. Clicca QUI per partecipare.