Moldova: care leavers raccontano “quando si chiude una porta..”

Le interviste ai giovani care leavers pianificate nell’ambito del progetto europeo Multicountry continuano, ciascuna di esse svelando una storia diversa. Per loro sono storie reali, vissute in passato ed affrontate dignitosamente ancor’ oggi. Per noi, sono vere e proprie lezioni di vita.

Il target group di questa settimana sono stati i ragazzi della promozione del 2008. In totale sono stati 5 giovani, tutti molto disciplinati, energici e speranzosi di un futuro migliore. Sono qualità che raramente presentano i ragazzi della loro età, cresciuti ed educati in gran parte della loro vita, nelle istituzioni residenziali.

Tutti e 5 sono oggi studenti presso istituzioni che hanno scelto personalmente, grazie al supporto materiale, ma soprattutto ai servizi di orientamento scolastico e professionale, nonché all’accompagnamento psicologico offerto dall’Associazione Amici dei Bambini. Ne parlano con orgoglio di quei tempi decisivi per la loro vita, rispondono con sincerità alle nostre domane e sono certi di quello che faranno l’indomani.

In tutto questo percorso, un po’ accompagnati, un altro po’ “lasciati” a se stessi, questi giovani hanno capito che per uscirne vincenti da qualsiasi situazione bisogna abbinare l’utile con il piacevole. A testimoniarlo sono le loro occupazioni del tempo libero, ovvero i lavori che svolge ciascuno di loro dopo le lezioni.

Il percorso di reintegrazione sociale, lo sanno, non è ancora del tutto realizzato, ma sono convinti che i primi passi sono stati fatti. Sono schietti quando confessano che non è facile portare avanti giorno dopo giorno, gli studi ed il lavoro.

– “Ero talmente spaventato dalla partenza dall’istituto, che sentivo un vuoto immenso dentro di me. Il giorno della Festa di Addio, i miei colleghi ballavano e si divertivano, perché, per loro, finalmente si tornava in famiglia… non per me… dietro al cancello non mi aspettava nessuno …”

– “Per me, il primo mese da sola è stata una lotta continua. Quando sono venuta a Chisinau, ho vissuto presso la casa dello studente, insieme alle altre ragazze mie compagne di studi.E’ difficile giustificare sempre una colpa che non ti appartiene, ma altrettanto difficile cambiare mentalità e pregiudizi formati sui ragazzi che sono cresciuti in istituto. Siamo normali come tutti gli altri. Il fatto di essere cresciuti in istituto non vuol dire ancora che siamo ladri e bugiardi”

– “Quando si chiude una porta, si apre un portone. Dopo la mia partenza dall’istituto, le prime persone che mi hanno accettato sin dall’inizio, con tutti i miei “difetti”, sono stati gli assistenti sociali di Aimici dei Bambini. Loro mi hanno aiutato a credere nelle mie forze ed a continuare gli studi. Mi hanno accompagnato anche nel primo anno di studi presso la scuola professionale e ora posso affermare che la mia è una storia di successo, perché mi sono reintegrato nella società ed ho anche una famiglia… non è una biologica, ma è una di cuore, cui voglio tanto bene! ”

Questa loro maturità nei pensieri ci stupisce, sanno che devono farcela da soli.

Nel campo sociale, è un po’ difficile osservare i risultati subito dopo un intervento, però è anche molto gratificante quando scopri che, grazie a questo lavoro, un bambino è diventato un UOMO.