Moldova. L’equazione insolubile dell’adozione

Se le autorità si muovessero bene, in tempo utile e, soprattutto, considerando l’interesse superiore del minore, il numero dei bambini adottabili, ad una età “adottabile”, sarebbe molto più esteso.

 L’Adozione è un’equazione con due sconosciute. Dove X è il bambino e Y la coppia adottiva. Per vari motivi, l’equazione rimane spesso irrisolta.

Questo è l’argomento discusso dalla direttrice della sede Moldava di Ai.Bi. Stela Vasluian, con il giornalista della televisione moldava Prime, Vadim Cheptanaru, di cui riportiamo un estratto dell’intervista:

Se guardiamo le statistiche, sembrerebbe che tutti i bambini adottabili saranno prima o poi adottati e che per tutte le coppie in attesa ci sia, a breve, un abbinamento che porterebbe al completamento della loro famiglia. E invece non succede. Perché? Vediamo un po’…

Secondo gli ultimi dati statistici, nel Registro Nazionale delle Adozioni, in Moldova sono presenti 334  richieste di adozione, tra cui 297 nazionali e 37 internazionali.

Sempre nello stesso Registro, ci sono ad oggi 510 bambini adottabili, di cui 173 disponibili solo per l’adozione nazionale, mentre 337 minori hanno aperte tutte e due le possibilità: sia la nazionale che l’internazionale.

Nonostante questo, nel 2018 sono state realizzate solo 97 adozioni, nel 2019, 94 adozioni e nel 2020 poco più di 40 adozioni.

Cosa succede, in realtà, e perché così poche adozioni?

 Perché l’equazione dell’adozione resta irrisolta per ancora così tanti bambini?

Proponiamo di soffermarci un po’ sulla prima sconosciuta della nostra equazione:

X, ossia il bambino adottabile. Secondo la legge moldava, può essere adottato solo quel bambino che possiede lo statuto giuridico di adottabilità.

Quali bambini possono avere lo statuto di adottabilità?

Solo i bambini che sono stati dichiarati, ai sensi della Legge 140/2013, “senza cure genitoriali”.

A quali bambini può essere attribuito lo statuto di bambino rimasto senza cure genitoriali?

Tale statuto viene attribuito ai bambini i cui genitori sono deceduti, sono decaduti dalla patria potestà, sono sottoposti ad una misura di protezione giudiziaria, sono stati dichiarati scomparsi o nel caso in cui il decesso dei genitori o l’abbandono del bambino siano stati confermati da una decisione da parte dell’autorità giudiziaria.

La stessa legge impone inoltre, che l’autorità tutelare locale, entro massimo 6 mesi dall’identificazione del bambino in situazione di rischio, debba determinare quale statuto attribuirgli. Una volta attribuito lo statuto di bambino rimasto senza cure genitoriali, il minore diviene così adottabile.

Dunque, in teoria, i 3483 bambini che sono stati inclusi dal Ministero della Sanità, del Lavoro e della Protezione Sociale nel report di dicembre 2019 (CER 2019) quali minori rimasti privi di cure genitoriali, dovrebbero essere considerati anche adottabili. E invece non lo sono. Secondo i dati dello stesso ministero, solo a 510  di loro è stato riconosciuto lo statuto di adottabilità.

E gli altri, dove sono?

 Gli altri bambini purtroppo, sono ancora in attesa in diversi istituti e stanno lì perché, a volte, così conviene alla struttura stessa. È infatti dal numero dei bambini accolti che dipende il finanziamento dell’istituto. Più bambini ci sono, più soldi arrivano.

In altri casi, i minori sono accolti in case famiglia e affido, che non è male, per carità, se non ci si dimenticasse che le case famiglia sono dei servizi temporanei e che un giorno, quei bambini da lì se ne dovranno andare!

Sono tantissimi i casi di minori lasciati nelle case famiglia fino al raggiungimento della maggiore età, pensando che in questo modo la loro situazione possa considerarsi “risolta”. E solo all’uscita dall’istituto residenziale o dalla casa famiglia, le autorità attribuiscono loro lo statuto di adottabilità che, in realtà, non serve più a nulla, se non al ricevimento di alcuni indennizzi da parte dello Stato.

L’interesse superiore del minore

In tutto questo, ci chiediamo se le autorità che decidono la sorte di questi bambini, prendano in considerazione l’interesse superiore del minore, che sta in capo a tutte le leggi che, in un modo o nell’altro, riguardano i bambini.

Secondo noi no. Perché non è per niente nell’interesse superiore del minore lasciarlo vivere in istituto o in una casa famiglia per così tanto tempo. Né, tanto meno, è nell’interesse superiore del minore farlo ritornare in una famiglia maltrattante e violenta, come spesso accade in Moldova.

Da qui deriva anche la risposta alla nostra domanda, legata al primo termine sconosciuto dell’equazione: se le autorità si muovessero bene, in tempo utile e, soprattutto, considerando l’interesse superiore del minore, il numero dei bambini adottabili, ad una età “adottabile”, sarebbe molto più esteso. È vero, adesso il numero di bambini adottabili è elevato (510), però di questi, una larga parte parte sono grandi, appena usciti dagli istituti perché non potevano più starvi e, a 15-16 anni, non avendo una famiglia da cui tornare, le autorità hanno deciso di attribuirgli lo statuto di adottabilità… però è ormai tardi! Troppo tardi per loro!

Come fare perché i 3483 bambini rimasti senza cure genitoriali non arrivino ad essere dichiarati adottabili solo a 15-16 anni?

Cosa deve cambiare affinché i 510 X inclusi nella lista dei bambini adottabili incontrino gli Y in attesa?

Da quello che abbiamo potuto osservare negli ultimi anni, ci sembra che l’adozione non si trovi tra le priorità dello Stato Moldavo, nonostante gli sforzi delle organizzazioni della società civile, nazionali ed internazionali, nonostante il grande numero di richieste di adozione sia da parte di coppie nazionali che internazionali. Serve volontà politica, che speriamo arrivi con il nuovo assetto nel Paese e grande impegno e dedizione da parte delle persone che lavorano nel sistema, per cambiare la situazione attuale.