Moldova: l’internat di Falesti e l’elaborazione dei dossier

Ecco un racconto da parte di Sofia, in formazione in Moldova, che sta visitando i progetti e le attivita’ di Ai.Bi. da ormai un mese.

“Ieri sono andata a visitare l’Internat di Falesti con Viorica, la coordinatrice degli assistenti sociale.

L’Internat di Falesti e’ stato uno degli istituti coinvolti all’interno del progetto quadriennale che che si e’ concluso da poco e ha previsto l’apertura di ludoteche all’interno degli istituti stessi. E’ il primo istituto di queste dimensioni che vedo, con una capacità di 400 posti letto.

I bambini sono tutti nei campi estivi, e questo grande vuoto e silenzio probabilmente amplifica al massimo l’atmosfera di tristezza ed abbandono di questo luogo. Solo, nella sezione dedicata alle classi, pochi bambini rimasti a Falesti, erano coinvolti in attività creative tenute da alcune volontarie americane.

Unico spazio davvero allegro, la ludoteca costruita grazie a Mediafriends. Nonostante fosse anch’essa vuota, rimane un posto caldo ed accogliente, con i giochi che attendono, le foto e i lavoretti fatti dai bambini e i suoi colori sgargianti, ti comunica i bei momenti di cui è stata partecipe e protagonista. Abbiamo incontrato Tatiana, l’assistente sociale che ha seguito il progetto, che ci ha mostrato l’archiviazione dei dossier e dei documenti raccolti sui bambini in questi anni di progetto. Grazie ad un lavoro di approfondita ricerca, all’interno dei dossier ci sono le storie dei minori: quando sono entrati in istituto, perche’, quando sono nati, se hanno avuto malattie, se sono visitati da qualche componenete della famiglia allargata, se sono completamente abbandonati e se hanno i documenti. La compilazione e il continuo aggiornamento dei documenti hanno consentito agli assistenti sociali e agli psicologi, di conoscere meglio le storie dei bambini e di identificare per ognuno il piano di vita ovvero il percorso da seguire per potersi integrare nella comunita’, per poter avere un supporto psicologico e per identificare il prima possibile il modo di garantirli una famgilia sia che fosse quella di origine, che affidataria, che adottiva. Un lavoro di ricostruzione del passato per lavorare al loro futuro.”