Nuova tragedia nel Mediterraneo: naufragio al largo di Crotone. Perché nessuno parla più di corridoi umanitari?

Oltre 60 le vittime già accertate del naufragio al largo di Crotone. L’ennesima tragedia legata alla migrazione torna a far sentire l’assordante silenzio sui corridoi umanitari e l’affido internazionale, più volte invocati da Ai.Bi.

Dopo una tragedia (purtroppo bisogna anche scrivere: “l’ennesima”) come quella accaduta al largo delle coste di Crotone, le pagine di giornali e i minuti di servizi dei tg sono sempre tantissimi: cronache, commenti, dibattiti… non manca nulla. Peccato, però, che tutto questo scrivere e parlare arrivi sempre “dopo”. Anche questa volta, come tante volte successo già in passato, tempo pochi giorni e altri argomenti subentreranno a sviare l’attenzione di tutti. Mentre nel Mediterraneo si continuerà a morire.

I corridoi umanitari avrebbero potuto evitare il naufragio di Crotone?

Ecco perché, alla luce di tutto questo, la cosa più significativa in merito a questa tragedia l’ha detta Francesco Costa nel podcast di rassegna stampa de Il Post “Morning”. Sintetizzando, il senso è: diciamo tutto quello che vogliamo, sul naufragio di Crotone, ma non che sia stato un “incidente”.
Perché se prendiamo per buona la definizione della Treccani di “Avvenimento inatteso che interrompe il corso regolare di un’azione”, il naufragio che ha prodotto, finora, 64 vittime, un “incidente” non è. Anzi, se vogliamo, è proprio l’opposto: non un evento “che interrompe il corso regolare di un’azione”, ma un evento che è la conseguenza delle azioni fin qui (non) intraprese.
Dopo il terremoto, che il flusso di migranti da quella zona del mondo sarebbe aumentato non era certo un mistero, come non era un mistero che i trafficanti di uomini ne avrebbero approfittato. Eppure, ancora una volta, a parte le “solite” realtà legate al terzo settore, tra cui Ai.Bi., sono stati pochi altri a invocare l’apertura di “corridoi umanitari”. Ancora meno sono quelle che hanno riproposto la questione dell’affido internazionale, un istituto che mai come in questi casi potrebbe consentire soprattutto ai minori di approdare in Italia e in altri Paesi “sicuri” sfruttando rotte protette e trovando ad accoglierli delle famiglie disponibili e generose, e non delle fredde e indifferenti onde del mare.

Naufragio Crotone: già 64 le vittime accertate

I fatti, in sé, sono noti: un peschereccio partito giorni prima dalla Turchia, alle 4 di notte si è spezzato quando ormai era in vista delle coste calabresi. Non ci sono notizie certe sulle persone che si trovavano a bordo, anche perché secondo quanto raccontato da alcuni sopravvissuti, gli scafisti avrebbero gettato in mare alcune persone già durante la traversata per poter andare più veloci. Le condizioni del mare erano terribili e nonostante la costa non fosse così distante, il risultato è stata la tragedia di cui oggi si parla.
Tanti, oggi, inevitabilmente, focalizzano la discussione sulle difficoltà del pattugliamento del Mediterraneo, sull’operato delle navi delle ONG, sull’attività della Guardia Costiera, sulla “caccia” agli scafisti… Pochi spendono una parola sui corridoi umanitari e quasi nessuno sull’affidamento internazionale.
Almeno fino alla prossima tragedia…