#NonToccatemiLaMamma. Laura Tangherlini (RaiNews): “Perché così tante madri vittime di violenza? Chi ti sta vicino ha la capacità di farti il lavaggio del cervello”. Con un SMS al 45567 aiuti Ai.Bi. ad accoglierle

Dopo il racconto pubblico, attraverso un post su Facebook, del proprio personale ‘calvario’ fatto di botte, umiliazioni e dello stato di soggiogamento che l’ha fatta trascinare in una relazione violenta per 3 anni, la popolare conduttrice del Tg ‘all news’ della Rai parla a tutto tondo sul tema della Campagna solidale di Amici dei Bambini. Lanciando un appello anche alle mamme

Della sua storia ha già parlato ampiamente qualche settimana fa, con un post sul proprio profilo Facebook, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Oggi, invece, Laura Tangherlini, brillante conduttrice del telegiornale di RaiNews, rilancia con forza il tema della prevenzione contro questo tipo di abusi e sottolinea la necessità che delle risposte a questo ‘male’ sociale – quali quelle offerte dalle comunità mamma-bambino o dalle strutture protette che Ai.Bi. mette a disposizione, 24 ore su 24, di donne e mamme con i loro figli che fuggono dalle angherie dei propri partner – i suoi colleghi e l’opinione pubblica in generale forse dovrebbero parlare di più.

Un punto di vista che rafforza la convinzione di Amici dei Bambini nel promuovere la Campagna solidale ‘Non Toccatemi La Mamma’, per sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi facendo luce soprattutto sulla risposta di cura, accoglienza, sostegno, fiducia che si può offrire a queste madri. Una possibilità che con un SMS o una chiamata al 45567 potrebbe consentirci di rafforzare il servizio e, magari, realizzare il nostro ‘sogno nel cassetto’: una nuova casa rifugio.

Laura, qual è stata la spinta che ti ha portato a fare il grande passo per uscire dalla ‘spirale’ negativa in cui era finita la tua storia sentimentale?

C’erano stati vari ‘prendi e lascia’; per me, l’ultimo anno è stato un vero travaglio, perché nella mia testa era abbastanza chiaro che avrei dovuto mollare il mio ex. Ma c’era tutto un discorso di confusione, non capivo più nulla di che cosa fosse giusto o sbagliato, ero confusa anche, sicuramente, da un discorso ‘fisico’. L’ultima volta, invece, in America, avevo maturato a livello personale un distacco mentale tale che è stato in grado di ‘governarmi’ anche il corpo. L’ultima volta, infatti, non ho voluto alcun approccio fisico con lui, perché mi sono venute in mente tutte le cattiverie subite e, quindi, ho preferito non avvicinarmi. E’ finita così.

Da persona e da donna, c’è bisogno di un tempo specifico per riuscire a maturare questo tipo di scelta?

Secondo me, queste persone hanno la capacità di farti il lavaggio del cervello. Per questo, mi è servito tanto tempo, in cui ho continuato a prendermi tutte le cattiverie che ho subito. Fino al limite oltre il quale tu non ti senti più neanche in colpa. Prima, invece, lui ti fa sentire in colpa per ogni cosa: magari l’avrò fatto arrabbiare, magari sono io che non capisco, magari avrà ragione lui…ma poi pensi: siamo sicuri che ha ragione lui? Non è possibile che non sia mai stata me stessa in questi anni… A un certo punto, con il tempo, torni a quella lucidità che ti fa dire: ‘basta’.

Ci sono alcune donne e madri che hanno più difficoltà a fare una scelta di questo tipo: perché sono sposate, perchè ci sono dei figli…tu che consiglio puoi dare loro?

Io sono stata fortunata, perché a molte donne non è dato neppure il tempo che ho avuto io per decidermi…le ammazzano prima. Io non avevo figli e non ero sposata, ma posso dire che provengo da una famiglia molto problematica, con due genitori che da 20 anni fanno finta di amarsi. Facendo danni assurdi ai figli, ad esempio su di me. Sono convinta che quello che mi ha creato le più grandi difficoltà è che la mia famiglia non mi ha mai fatto vedere che cos’è l’amore reale. Quello che ho vissuto io non è l’insegnamento dell’amore che un figlio deve avere. Poi io, semplicemente, cercavo un modello simile, perché era quello che avevo imparato. Ancora oggi sto combattendo con questo ‘lutto’.

Oggi tu sei sposata. Ti vedi mamma di famiglia? Se sì, come?

Questo è un altro aspetto su cui sto lavorando molto. Con mio marito ci stiamo pensando e una delle mie paure è proprio di diventare come mia madre. Questo mi frena molto, al momento. Sto facendo un percorso specifico per analizzare uno ad uno gli errori che mia madre ha fatto con me, in modo da non fare lo stesso quando sarò mamma.

Rispetto alla Campagna, c’è un messaggio che vorresti dare alle donne e madri vittime di violenza che fanno fatica a capire, a decidere di liberarsi dalle angherie dei propri partner?

Non sono la persona che al primo schiaffo pensa che si debba scappare via. Forse perché ho avuto sempre rapporti molto critici da questo punto di vista. Anche se, dopo la mia vicenda, ho rimodulato i miei ‘standard’. Certamente, da subito penso che vada fatta pesare la gravità di certi comportamenti. La gente ritiene che la discriminante sia lo schiaffo: in realtà, c’è tutto un ‘prima’ che spesso viene sottovalutato e che invece va considerato attentamente come chiave di lettura per capire se è il caso di allontanarsi: quando l’altra persona t’insulta, ti manca di rispetto, non ha stima di te, ti fa ricatti psicologici, non ti permette di essere te stessa…tutte cose che molto spesso non saltano all’occhio, perché si aspetta il livido. In realtà, nel mio caso la violenza più grande erano proprio queste altre cose, che spesso non vengono prese come avvisaglie, ma invece sono il campanello d’allarme più grave. Alle madri, il messaggio che mi sento di dare è di non creare una finta famiglia con un finto equilibrio: un figlio deve poter vedere due genitori che si rispettano, che si vogliono bene e non s’insultano in continuazione per poter capire che cos’è l’amore vero e, poi, nella vita comportarsi da bravo coniuge e da bravo genitore.

Che cosa pensi dell’accoglienza che Ai.Bi. offre alle donne, italiane e straniere, vittime di violenza familiare con i loro bambini nelle proprie strutture protette e, quindi, della Campagna ‘Non Toccatemi La Mamma’, che si propone di potenziare questo servizio?

Innanzitutto: il fatto che questi servizi siano aperti a tutte le donne e madri, senza limiti di nazionalità, è fondamentale. Personalmente, posso dire che ho devoluto ai migranti siriani i regali di nozze del mio matrimonio e oggi sto frequentando il corso da tutore volontario per minori stranieri non accompagnati…i migranti sono per me un tema particolarmente sensibile, sul quale ho scritto tre libri.
Sul tema della violenza domestica, registro purtroppo che anche tra migranti e rifugiati è un argomento molto forte, che sta venendo fuori in maniera abbastanza evidente. Non sono molto informata sulle strutture come quelle che ha realizzato Amici dei Bambini e che si occupano di dare accoglienza e ascolto a queste donne e mamme, ma forse proprio questo fatto è la riprova che di questo tema si parla ancora troppo poco. La mia sensazione, comunque, è che la capacità di accoglienza, nel nostro Paese, per le madri in difficoltà sia ancora insufficiente; per questo, vale senz’altro la pena spendersi per poter dare risposte sempre più concrete a queste mamme con i loro bambini.