imprenditore coraggio, lancia appello alle mamme vittime di violenza come la sua

#NonToccatemiLaMamma. La testimonianza di Luigi Leonardi, eroe anti-racket: “Madri, abbiate il coraggio di non permettere a nessun uomo di calpestarvi l’anima”

Il messaggio-appello ricevuto da Amici dei Bambini dall’ex-imprenditore partenopeo che si è ribellato alla malavita e oggi vive scortato, portando in giro per convegni il proprio messaggio di non resa al male che incombe. Una risposta che ha scoperto, nel proprio intimo, proprio a causa delle violenze subite in casa dalla mamma quando aveva appena 7 anni. I suoi ricordi e la vicinanza alla Campagna Ai.Bi. raccolti nelle sue parole ‘social’

imprenditore coraggio, lancia appello alle mamme vittime di violenza come la suaUn flusso di coscienza denso di termini grandi, pieni di significato e che riescono a rendere, nella loro brevità, l’enormità di quanto subito per lungo tempo tra le mura della propria casa, fin dall’età di 7 anni: è il messaggio netto che Luigi Leonardi, ex-imprenditore napoletano che ha trovato il coraggio di ribellarsi al racket, ha lasciato sulla bacheca Facebook di Ai.Bi. come commento a uno dei post dedicati in questo periodo alla Campagna solidale ‘Non Toccatemi La Mamma’.

L’iniziativa è attiva fino al 23 dicembre e consente a quanti vogliono concretamente dire ‘NO’ alla violenza sulle donne e madri con i loro bambini spettatori inermi, di aiutare le strutture protette di Amici dei Bambini attraverso un SMS o una chiamata al numero solidale 45567, che ci aiuta a potenziare i servizi oggi a disposizione 24 ore su 24 di mamme vittime di violenza familiare.

Realtà di rinascita in cui, grazie all’assistenza di operatori specializzati per questo tipo di situazioni, queste donne possono ripartire e, in tal modo, cercare di ricostruire, pian piano, una vita degna per loro e per i loro bambini.

Per questo, Ai.Bi. ha un grande sogno nel cassetto: creare una nuova casa rifugio per poter dire di sì a tutte quelle madri in difficoltà che bussano alla nostra porta, ma che attualmente non è possibile accogliere quando gli spazi sono al completo.

Ecco il testo integrale del post pubblicato da Leonardi su FB:

La massacrava di botte mia madre. Lo ricordo bene, ed è vero certi ricordi tornano limpidi, è come riviverli ogni volta.
Il primo episodio, lo ricordo benissimo.
Avevamo la famiglia di lui a cena, la famiglia Leonardi, cognome che ho odiato con tutto me stesso.
Una tribù patriarcale tanto quanto basta per considerare normale ogni forma di violenza, fisica compresa.
La serata era finita, non ricordo cosa abbia innescato la discussione se tale si possa definire, fatto sta che poche parole urlate da lui, risposte accennate e sottomesse da lei ed in un attimo, una pentola sporca della cena, la prima cosa che si è trovato tra le mani e via, in piena nuca mentre lei cercava di scappare.
Un rumore cupo l’acciaio in testa.
Un tonfo in terra il corpo di lei.
Il rumore della pentola riposta nel lavandino della cucina, la porta della sua camera da letto che si chiudeva su quella che è stata per me parte della fine dell’infanzia.
L’ho alzata da terra priva di sensi con tanta fatica, avevo sette anni, e lo ricordo ancora, ricordo tutto.
Ricordo ancora il freddo dell ovatta passata sotto il rubinetto della cucina che usai per rinvenirla,
Ricordo i suoi lamenti di dolore misti ai miei.
Ricordo le sue rassicurazioni ad occhi chiusi quando si è resa conto della mia paura, della mia disperazione.
Una mano che teneva il mio viso, e l’altra che teneva la sua testa stesa sul divano.
Ricordo la sua disperazione.
Ricordo il terrore nei suoi occhi.
Ricordo il terrore nei suoi occhi di tutta la vita vicina ad un uomo violento.
Le ho detto tante volte crescendo, “perché non vai via?”
E la risposta era sempre la stessa, “io lo faccio per voi, chi ci dà da mangiare...in fondo, è un bravo uomo”.
Ed io cominciai ad ingrassare, a diventare largo, ingombrante, tanto da impedire alle braccia di mio padre, di farle tante volte del male, ma non riuscivo tutte le volte, ed allora, per non sentire il male, lo facevo a me stesso…perdendomi ogni volta.
“Chissà se stasera toccherà a te o a me”, esordiva verso ora di cena, l’ora in cui tornava.
Tante volte, per evitare di scoprire la risposta, la causavo. La violenza in casa la respiravi, e non di certo si fermava alle botte.
Oggi sono un uomo, libero anche di non appartenere più a quel dolore.
Oggi, il mio pensiero va a tutte le DONNE, quelle a cui ogni uomo, sentendosene in diritto, ha torto anche un sol pensiero.
Mi rivolgo a voi da figlio di donna maltrattata, da uomo oggi che sa quanto vale un dolore.
Non fatelo per noi figli,
Non fatelo per la carriera,
Non fatelo per apparire,
Fatelo soltanto per Voi,
VI PREGO, ABBIATE IL CORAGGIO DI NON PERMETTERE A NESSUN UOMO DI CALPESTARVI L’ANIMA, VOI SIETE DONNE.

L’auspicio è che tante donne e mamme con i loro bambini, possano recepire questo accorato appello dell’ex-imprenditore partenopeo per trovare il coraggio di fare la scelta più giusta e adeguata per il presente e il futuro loro personale e dei loro bambini. Una scelta dolorosa, ma che può magari evitare un epilogo drammatico e che può essere abbracciata più facilmente se si conosce la possibilità di ascolto, supporto, cura e sostegno offerte dalle comunità mamma-bambino di Ai.Bi. per le madri e i figli che bussano alla loro porta.