Ora inizia il tempo peggiore dell’adozione: l’attesa dell’abbinamento. Ha un consiglio per gestirlo al meglio?

Buongiorno Ai.Bi.

Vi scrivo per chiedervi un consiglio non solo come ente autorizzato all’adozione internazionale, ma anche come movimento di famiglie che può contare sull’apporto professionale di esperti del settore. Dopo aver avuto un figlio biologico, che oggi ha 5 anni, io e mio marito abbiamo deciso di adottarne un altro. Abbiamo compiuto la trafila prevista (domanda al Tribunale, colloqui con i servizi sociali, decreto di idoneità, scelta dell’ente, incontri informativi….). Ora siamo in attesa dell’abbinamento. È proprio questa la parola divenuta protagonista della nostra vita quotidiana: attesa. Già quella per il nostro primo figlio fu spasmodica, ma ora – nella totale incertezza di ciò che ci aspetta, tranne che per quanto riguarda il Paese di origine, la Cina – personalmente sono ancora più tesa dell’altra volta.

Come affrontare al meglio questo periodo così delicato? Sapreste darmi dei consigli?

Grazie mille,

Sara

 

legnaniCara Sara,

ho preso in consegna io la sua lettera in quanto referente di Ai.Bi. per le adozioni internazionali in Cina, ma ho inoltrato la sua domanda alla nostra psicologa e psicoterapeuta che mi aiuta negli incontri con le coppie adottive dei bambini cinesi, la dottoressa Noemi Bonvissuto. Di seguito la sua risposta.

 

L’attesa inizia in realtà fin dal momento in cui si comprende di voler avere un figlio. Insieme al desiderio, infatti, nascono sogni, speranze, aspettative, ma anche paure e domande. Col passare del tempo diventa sempre più necessario confrontarsi con altri che stiano vivendo la stessa situazione. Il confronto può offrire conforto e risposte alle domande. Scambiare dubbi, opinioni e informazioni aiuta infatti a sopportare le emozioni e a trovare soluzioni per vivere l’attesa nel modo più funzionale possibile.

Questo in generale. Quando poi si ha a che fare con l’attesa di un figlio adottivo, il tutto diventa ancora più complesso. I tempi si allungano, non è possibile fare nulla per avere informazioni su chi sarà il figlio in arrivo – non avendo ecografie o esami del sangue – almeno finché non si riceva la chiamata per l’abbinamento; non si può vedere quanto cresca, al contrario di ciò che avviene con il feto nella pancia della mamma biologica; non si può conoscere il sesso e scegliere il nome. L’adozione priva di queste possibilità, ma offre ai genitori in attesa altre possibilità con cui prepararsi: fare un lavoro sulle aspettative, conoscersi meglio come individui e come coppia, iniziare a familiarizzare con tutte le complessità che potrebbero derivare da un nuovo arrivo, dall’avere nuovi compiti famigliari e dal doversi prendere cura di una persona nuova. Questo costituisce sicuramente un valore aggiunto per i genitori adottivi rispetto a quelli biologici.

E non dimentichiamo un altro aspetto. Nell’adozione, oltre ai genitori, anche il bambino è in attesa: attende infatti di conoscere finalmente delle figure stabili che si prenderanno cura di lui. Egli ha vissuto il trauma dell’abbandono e in pochi casi si è sentito voluto e pensato nella mente e nel cuore di un adulto. Per dargli subito l’idea del cambiamento positivo, quindi, potrebbe essere utile affrontare l’attesa preparando la casa per il suo arrivo e realizzando una sorta di diario – con pensieri, foto e disegni – in cui raccontare ciò che si prova e si pensa.  Tutto ciò aiuterà sia il bambino a sentirsi accolto, che la coppia a tollerare il tempo che passa in sua attesa.

 

Nella speranza di poter essere stati utili alla sua richiesta, le invio i miei più cari saluti,

Cristina Legnani

Adozioni Internazionali di Ai.Bi.