Papa Francesco riprende la parabola del buon samaritano: “Gesù è il migrante che tanti vogliono cacciare”

papaDomandiamoci: la nostra fede è feconda? La nostra fede produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto?”.
Si è chiesto Papa Francesco all’Angelus domenicale di ieri 10 luglio 2016, soffermandosi sulla parabola evangelica del buon samaritano che indica uno stile di vita il cui baricentro non siamo noi stessi ma gli altri con le loro difficoltà, quelli che incontriamo sul nostro cammino.

L’atteggiamento del buon samaritano – ricorda Francesco -: è necessario per dare prova della nostra fede, la quale se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta”.

Da qui l’appello del Pontefice a fare opere buone, a distinguere le azioni di misericordia da una solidarietà solo affermata con le parole “che si porta via il vento”.

Ma allora chi è il prossimo? Chi bisogna amare come noi stessi? “Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto – continua il Papa, precisando che il prossimo è chiunque sia in difficoltà – : Il Signore potrà dirci: ‘ti ricordi di quel bambino affamato? Ero io! Quei migranti che tanti vogliono cacciare? Ero io!’”

E proprio Amici dei Bambini, con il suo lavoro e impegno quotidiani, ricorda e mette in atto la parola evangelica del Papa. Da quasi tre anni, Ai.Bi. con il progetto Bambini in Alto Mare promuove l’accoglienza dei migranti e soprattutto dei più fragili tra i fragili: i minori stranieri non accompagnati e le madri con bambini.

Come? Con un Centro di Servizi alla Famiglia “Pan di Zucchero” a Messina per la formazione e l’accompagnamento delle famiglie che si rendono disponibili all’accoglienza; con una rete di famiglie di pronta accoglienza a Lampedusa e di famiglie affidatarie su tutto il territorio nazionale e con un piccolo centro di accoglienza per nuclei famigliari di migranti con figli.

Fonte: Adnkronos