Pensioni: primi pagamenti già in arrivo con la rivalutazione al 5,4%

L’INPS ha confermato che i pagamenti degli assegni delle pensioni di gennaio sono già partiti e contengono gli aumenti garantiti dalla rivalutazione al costo della vita e all’adeguamento del nuovo sistema a tre aliquote

Sono partiti mercoledì 3 gennaio i primi pagamenti delle “nuove” pensioni, rivalutate al costo della vita e adeguate al nuovo sistema delle tre aliquote varato dal governo in sostituzione del precedente a quattro aliquote.

L’incremento delle pensioni garantito dalla rivalutazione al costo della vita

Per quanto riguarda la rivalutazione, in base all’inflazione è stato calcolato un incremento del 5,4%, che verrà riconosciuto al 100% a tutti gli assegni fino a 4 volte il minimo, ovvero fino a 2.272,76. Per fare un esempio di cifre, un assegno lordo di 1500 euro da gennaio 2024 salirà a 1581 euro (sempre lorde).
Superato il limite di 4 volte il minimo, la percentuale della rivalutazione scende: per assegni fino a 2.839,70 euro, l’aumento previsto verrà preso in considerazione all’85%. Dunque, di fatto, per questa fascia di pensioni la rivalutazione è del 4,59%. Per fare anche in questo caso un esempio pratico: un assegno lordo di 2500 euro passerà a essere di 2614 euro.
A salire, gli assegni fino a 3.407,64 euro verranno rivalutati al 53% (aumento effettivo del 2,862%), mentre quelli da 6 a 8 volte il minimo, ovvero fino a 4.543,52 euro, avranno una rivalutazione del 47% (aumento effettivo: 2,538%.).
La rivalutazione scende al 37% per gli assegni fino a 5.679,40 euro (aumento effettivo: 1.998%) e si attesta, infine, al 22% per tutti gli altri importi superiori a 10 volte il minimo, per un aumento effettivo dell’1,188%. Quest’ultima fascia è quella che vede la maggiore novità, con l’abbassamento della rivalutazione al 22%, appunto, anziché del 32% come è stato fino allo scorso anno.
Quale che sia l’importo e la relativa  rivalutazione, l’INPS ha comunicato che non dovrebbero esserci ritardi nell’erogazione, con i primi pagamenti che sono già partiti alla data del 3 gennaio.

La rimodulazione al nuovo sistema a tre aliquote

Oltre alla rivalutazione, come detto all’inizio, a partire da gennaio le pensioni subiscono la rimodulazione dovuta al nuovo sistema a tre aliquote, che riguarda tutte le persone fisiche che percepiscono un reddito. In questo caso, calcolare a quanto ammonta l’aumento (comunque contenuto) non è semplice: la variazione, infatti, riguarda l’accorpamento di quelli che nel sistema in vigore fino a dicembre 2023 erano i primi due scaglioni. Dunque, dai 15mila ai 28mila euro di reddito l’aliquota Irpef sarà una sola, fissata al 23%. Le altre due riguardano i redditi tra 28mila e 50mila euro, la cui aliquota Irpef è del 35%, e quelli superiori a 50mila euro che verseranno il 43% di Irpef. Per questi ultimi, però, è previsto un taglio lineare delle detrazioni che, di fatto, annullerà l’effetto della riforma.
Provando a fare dei calcoli, per chi ha un reddito lordo annuo di 25mila euro, il guadagno sarà intorno ai 200 euro annui, che salgono a circa 260 per redditi fino a 28 mila.