Post-adozione: “Meglio perdere un po’ di tempo all’inizio…”

Ernesto scrive:

Sono papà adottivo da cinque anni, ho letto le difficoltà di tanti aspiranti genitori che vorrebbero adottare un bimbo, le capisco perché tante ne abbiamo avute anche mia moglie ed io. Il nostro percorso, a partire dalla domanda di adozione, è durato quasi quattro anni, ed è stata dura, ad un certo punto abbiamo pensato di mollare tutto ma, quando meno ce lo aspettavamo, ci hanno abbinato un bimbo. Vorrei dire questo: non lasciatevi prendere dallo sconforto e tenete duro; quando si compie un passo del genere è giusto avere le idee chiare ed avere ben presenti tutte le difficoltà possibili e probabili; è vero che le procedure si potrebbero snellire di molto ma è meglio perdere un po’ di tempo all’inizio che avere sorprese inaspettate dopo. E se dovesse arrivare una bocciatura, è dura da accettare ma non fatene un dramma, potrete avere, se volete, tanti altri modi di aiutare un bambino in difficoltà.

Caro Ernesto,

il suo commento restituisce decisamente la fotografia dell’attuale percorso di adozione, soffermandosi in un particolare istante che ben può definirsi “l’abbandono delle coppie”.

Quattro anni di percorso. Durezze, sulle quali lei ha sorvolato. Infine la tentazione: mollare tutto, voltare la schiena per sempre a burocrati che meno sei preparato e più ti indagano, e che, più hai le idee chiare, più ti fanno sentire “di troppo”.

Non possiamo non leggere, con un tuffo al cuore, la riga del suo commento nella quale dichiara che è meglio incontrare tante sofferenze “all’inizio” del percorso, perdendo qualche tempo in più, invece che incontrare chissà quali sofferenze nel “dopo”. Ma il post-adozione è un momento troppo delicato per far sì che le coppie siano costrette ad affrontarlo con un semplice fai da te, o con il botta e risposta dei consigli confidenziali. La fotografia che abbiamo in mente è invece ben diversa.

Oggi a coppie come la sua viene chiesto di infilarsi nella morsa di un iter che non dà alcuna certezza su quanto possa dilatarsi nel tempo e su quanto possa distruggere le risorse delle famiglie. Il fuoco di fila dei Tribunali per i minorenni può arrivare a far ripetere colloqui su colloqui, a rovesciare anche i più positivi giudizi degli assistenti sociali, pur di castigare il minimo presunto difetto di preparazione di una coppia. La fase “durante” l’adozione è praticamente tutta relegata in mano agli enti autorizzati, i quali, non avendo preso parte ad alcun passaggio preliminare presso i servizi, si ritrovano a ripetere durante i colloqui formativi contenuti e spiegazioni che le coppie hanno già sentito. Per non parlare poi della fase successiva all’adozione, nella quale sono mille gli imprevisti che sorgono a scardinare lo stereotipo dell’adozione perfetta, e che vanno superati con strumenti psicologici aggiornati e professionali.

È chiaro che un iter siffatto è sconclusionato e che tutto ciò di cui ha bisogno per essere razionalizzato è anzitutto l’unificazione degli attuali percorsi presso i servizi sociali e gli enti, a cominciare dall’ottenimento dell’idoneità. Per la fase del post-adozione non deve poi mancare, per obbligo di legge, la creazione di un cammino che metta la neo-famiglia adottiva nelle mani di soggetti dotati della competenza adatta. Affinché non siano mai più abbandonati bambini, e affinché nemmeno le coppie siano abbandonate a se stesse.

Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini