Post Verona. I 19 punti della mozione Bellucci (Fratelli d’Italia) per il rilancio della adozione internazionale

Passare dalla cultura della selezione delle coppie all’accompagnamento, idoneità amministrativa e non più giudiziaria, autorità regionali, eliminazione decreti vincolati, abolizione dei pagamenti in contanti, bilanci certificati enti autorizzati.

Sono 19 i punti della mozione, presentata dalla parlamentare di Fratelli d’Italia Maria Teresa Bellucci, che se approvata impegnerebbe il Governo a varare un provvedimento destinato a cambiare radicalmente il volto dell’adozione in senso lato, ma anche e soprattutto dell’adozione internazionale.

La mozione presentata dalla deputata romana, capogruppo in Commissione Affari Sociali e in Bicamerale Infanzia e Adolescenza proprio per Fratelli d’Italia, ha il pregio di iniziare a mettere un punto fermo e risolutivo nella diatriba, dai risvolti addirittura ridicoli, scatenata in questi giorni tra, da un lato, il premier Giuseppe Conte e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vincenzo Spadafora e, dall’altro, il vicepremier Matteo Salvini e il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, su chi fosse la competenza della CAI – Commissione Adozioni Internazionali. Una diatriba che rischia di pregiudicare il funzionamento di un organo fondamentale per le adozioni internazionali, soprattutto per la sua funzione diplomatica che, senza una guida certa, rimane in una condizione di stallo.

Al riguardo la mozione della Bellucci è invece chiara nel voler garantire il regolare funzionamento della Commissione per le Adozioni Internazionali, attraverso l’attribuzione della presidenza al ministro della Famiglia in luogo del presidente del Consiglio dei Ministri.

“In Italia – ha dichiarato la Bellucci – sembra che le procedure di adozione vengano ostacolate, anziché favorite. In qualità di capogruppo in Commissione Affari Sociali e in Bicamerale Infanzia e Adolescenza per Fratelli d’Italia, quindi, ho ritenuto essenziale depositare una Mozione d’Aula e una Risoluzione in Commissione XII Affari Sociali della Camera per chiedere al Governo di efficientare e semplificare l’iter per adottare minori. Negli ultimi 10 anni, la disponibilità delle coppie ad adottare ha subito una drammatica diminuzione del 47%, che assieme al tasso di natalità, oggi, in Italia, di 1,34 per donna, tra gli ultimi in Europa, evidenzia una Nazione in cui è un miraggio fare famiglia. La politica non può restare indifferente e per questo Fratelli d’Italia, attraverso la presentazione della mozione e della risoluzione, offre la giusta attenzione e propone soluzioni concrete per sostenere quei “genitori del cuore” pronti ad accogliere un bimbo in difficoltà e bisogno delle giuste cure, sempre nel superiore interesse del minore, sancito anche dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo”.

Nello specifico, la mozione impegnerebbe il Governo:

1) a promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione a livello nazionale in materia
di adozione, e campagne specifiche tra i medici di base, i ginecologi e i consultori familiari
così da poter informare le coppie su tale forma di genitorialità;

2) a prevedere specifici programmi di accompagnamento e supporto delle coppie durante
tutto il percorso adottivo e post-adottivo, sia nazionale che internazionale, facendo in modo
che la valutazione delle coppie disponibili ad adottare lasci spazio alla loro formazione in
materia di genitorialità adottiva;

3) a riconoscere alle famiglie adottive, a conclusione dell’iter necessario, un supporto
economico per ogni adozione internazionale sulla base delle spese sostenute dai genitori
adottivi per l’espletamento delle procedure di adozione di minori stranieri

4) a garantire che la banca dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione
sia attivata quanto prima in tutti i Tribunali per i Minorenni del territorio nazionale, e che i
relativi dati numerici siano costantemente condivisi tra essi, al fine di trovare sollecita
accoglienza stabile per tutti i bambini adottabili in Italia;

5) a rendere l’idoneità alla adozione una disponibilità da manifestare dinanzi ad autorità
amministrative, come nella quasi totalità degli Stati europei, e non più una valutazione di
competenza dei Tribunali per i Minorenni;

6) a favorire l’istituzione delle Autorità regionali per l’adozione internazionale in tutte le
Regioni italiane, con le funzioni di rilascio delle idoneità alle coppie, promozione della
formazione e dell’accompagnamento delle coppie prima e dopo l’adozione, verifica dei
requisiti e liquidazione dei rimborsi spese, svolgimento e controllo dei progetti di
cooperazione internazionale;

7) ad abolire la prassi dei provvedimenti di idoneità all’adozione vincolati a determinate
caratteristiche del minore adottando, preferendo piuttosto un efficace accompagnamento
che consenta una reale apertura delle coppie all’accoglienza;

8) a prevedere l’obbligatorietà della stipula di protocolli operativi regionali per il
coordinamento tra servizi socio-assistenziali degli enti locali, enti autorizzati e ogni altro
soggetto coinvolto nell’iter adottivo nelle diverse fasi, pre e post adozione, a garanzia del
principio di uguaglianza tra i cittadini delle diverse regioni;

9) a prevedere la creazione di un percorso congiunto fra enti autorizzati e Servizi sociali,
con il coordinamento e la supervisione delle Autorità regionali, per accompagnare insieme
gli adottandi per tutta la durata della procedura, con il comune obiettivo di valorizzare le
coppie candidate ad adottare;

10) a prevedere una disciplina uniforme a livello nazionale in materia di adozione, che
garantisca alle coppie parità di trattamento, trasparenza e celerità del servizio pubblico,
definendo, in particolare, il numero di incontri psicologici, i termini e i tempi massimi entro
cui la procedura di accompagnamento delle coppie debba essere conclusa;

11) a garantire il regolare funzionamento della Commissione per le Adozioni Internazionali,
attraverso l’attribuzione della presidenza al Ministro della famiglia anziché al Presidente del
Consiglio dei Ministri, e definire nuove regole per l’efficacia delle riunioni e le relative
delibere, per rendere maggiormente efficiente il ruolo di autorità centrale competente ad
autorizzare e controllare gli enti, concedere le autorizzazioni per l’ingresso dei minori adottati
dalle coppie residenti in Italia, mantenere le relazioni con le autorità degli Stati di origine, e
stipulare accordi bilaterali anche con quelli Stati che non hanno ratificato la Convenzione
dell’Aja del 1993;

12) a introdurre l’obbligatorietà della certificazione dei bilanci annuali degli enti autorizzati
ed eventuali ulteriori criteri per regolarne il funzionamento, nonché forme di controllo
effettivo sul possesso dei requisiti richiesti, al fine di assicurarne qualità ed efficienza;

13) ad assicurare che i pagamenti richiesti alle coppie dagli enti autorizzati avvengano
obbligatoriamente con metodi tracciabili e siano effettuati in Italia anche per la parte dei costi
relativa ai servizi resi all’estero;

14) a prevedere una disciplina specifica in materia di fusioni tra gli enti autorizzati, affinché
la riduzione del loro numero non sia accompagnata da una contrazione del sistema a scapito
di minori e famiglie, e consenta, invece, il rilancio delle adozioni internazionali;

15) a individuare presso ogni rappresentanza italiana all’estero un funzionario competente
in materia di adozioni internazionali che sia in contatto con la Commissione per le Adozioni
Internazionali e funga da riferimento per gli enti autorizzati;

16) a negoziare con gli Stati di origine dei minorenni un limite massimo ai viaggi multipli
richiesti alle coppie nei paesi di origine dei bambini abbinati in adozione e regolarne
comunque la durata uniformandoli a garanzia del principio di uguaglianza e di non
discriminazione in base al paese da cui bambini provengono;

17) a fare in modo che la sentenza straniera di adozione sia automaticamente riconosciuta
in Italia sulla base della certificazione della Commissione per le Adozioni Internazionali,
come previsto dalla Convenzione dell’Aja del 1993 sulla cooperazione in materia di adozioni
internazionali, e dunque senza il controllo dei Tribunali per i minorenni, consentendo al
minore il riconoscimento immediato della cittadinanza;

18) a promuovere l’introduzione e la regolamentazione di altre forme di accoglienza, come
i soggiorni a scopo adottivo, per favorire l’adozione dei bambini più grandi, e l’affidamento
internazionale – per accogliere i minori dei Paesi in emergenza umanitaria e togliere i minori
dagli Istituti sia come misura temporanea che in vista di un successivo progetto adottivo;

19) ad attivare una linea di finanziamento per i progetti di cooperazione volta a garantire la
sussidiarietà delle adozioni di minori nei Paesi in cui l’Italia adotta.