Prorogato il termine per l’adeguamento degli statuti degli enti del Terzo Settore al 31 maggio

In attesa dell’approvazione da parte della UE del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, introdotto dalla riforma terzo settore, il Decreto Sostegni proroga fino alla fine di maggio il termine per adeguare gli statuti tramite maggioranza ordinaria

Tra le tante disposizioni contenute all’interno del Decreto Sostegni, c’è anche un’importante indicazione riguardante gli Enti del Terzo Settore, per i quali è stata prevista una proroga del termine per l’adeguamento degli statuti sociali al fine di adeguarli alle disposizioni introdotte dal codice del terzo settore del 2017, ovvero quello che, tra le altre cose, istituiva il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore.

C’è tempo fino al 31 maggio per adeguare gli statuti

La proroga fino al 31 maggio 2021 riguarda solo la possibilità di adeguare gli statuti di ODV (Organizzazioni di volontariato), APS (Associazioni di Promozione Sociale) e Onlus iscritte nei rispettivi registri attraverso la maggioranza ordinaria e, quindi, senza la necessità di recarsi dal notaio.

L’intento delle disposizione probabilmente va nella direzione di quello che era lo spirito originario della riforma: ovvero dare un periodo di tempo, dopo l’entrata in vigore del RUNTS, per modificare lo statuto ed evitarne di doverne approvare uno doppio (uno in vigore fino all’entrata in funzione del RUNTS e uno che entra in vigore dal giorno successivo l’arrivo del RUNTS).
Tra emergenza e cambiamenti, le scadenze inizialmente previste erano saltate, finendo per far cadere il termine per l’adeguamento facilitato prima dell’entrata in vigore del RUNTS. Cosa illogica e, infatti, modificata dall’ultimo provvedimento.

Le modifiche di statuto, non in forma agevolata, saranno possibili fino al 31 marzo 2022 o 2023

Resta comunque valido in ogni caso che, per modificare gli statuti senza più questa forma agevolata, c’è tempo fino al 31 marzo dell’anno successivo all’approvazione della riforma da parte della UE. Questo perché, se la UE richiedesse qualche cambiamento (improbabile, ma possibile), chi ha già adeguato gli statuti potrebbe dovere apportare nuove modifiche.
Nel concreto significa che, se la UE approva la riforma quest’anno, lo statuto è modificabile fino al 31 marzo 2022, altrimenti si avrà tempo fino al 31 marzo 2023.