Proteggiamo la Vita

misna Una traversata lunghissima, durata dodici giorni, quella che si è conclusa questa mattina a Messina, quando da un pattugliatore croato e da una nave della Guardia di Finanza sono scesi tutti salvi i 280 migranti soccorsi qualche ora prima nel Canale di Sicilia. Tra di loro anche una donna somala che, grazie all’aiuto di un “profugo” dentista, proprio su quel barcone partito dall’Egitto ha partorito il suo piccolino. Un viaggio lunghissimo, soprattutto per quel neonato che non poteva più aspettare e nove giorni fa ha deciso di aprire i suoi occhi al mondo. Solo qualche giorno prima, il 13 settembre, quella che doveva essere invece una semplice traversata, perchè di qualche ora, è costata la vita a 34 disperati che tentavano di raggiungere le isole greche partendo dalla Turchia. Su quella vecchia barca di legno, ma nel Mar Egeo, gli occhi questa volta li hanno chiusi e senza volerlo 15 bambini. Parliamo di vita e di morte, questi due avvenimenti così importanti nella storia di ogni uomo che nel caso di un siriano, eritreo, somalo, gambiano o senegalese che sia, cominciano a diventare, per qualcuno che sta dall’altra sponda semplicemente ad osservarli, solo circostanze di cui parlare e discutere, un giorno o forse due. A queste notizie sembra che qualcun altro si stia anche abituando, tanto da sconvolgersi solo per qualcosa di più grosso o che riguardi grandi numeri. Per fortuna sulla stessa sponda c’è ancora chi sinceramente si commuove e si emoziona alla notizia di entrambi e soprattutto non si ferma soltanto a quell’immagine che in quel momento sta facendo il giro del mondo, ma va oltre, s’interroga, cerca di capire perché avviene tutto ciò. Molto spesso, sia della vita e sia della morte in mare, non ci sono foto che possano provare a smuovere le coscienze, perché solo questo deve fare la foto di un piccolino straziato sulla spiaggia, ancora di più se sono quelle di chi ha il potere di cambiare il corso degli eventi. Intanto tra un naufragio e l’altro si sollevano discussioni fra i vertici internazionali, soprattutto in questi ultimi giorni che finalmente si decidono le “famose” e “temute” quote… ma sono numeri e sempre numeri. Nel frattempo, invece, c’è stato sempre chi ha provato a fare qualcosa, contribuendo anche in minima parte a cambiare la storia di questi piccoli e grandi uomini e donne, anche di quanti non hanno la forza per affrontare questi esodi e rimangono, rischiando, nelle loro terre. Ma quale sarà il futuro di tutta questa gente? Quale terra liberamente calpesteranno? Proteggiamo la vita perchè il confine tra la vita e la morte non potremmo mai definirlo, ma stabilendolo fra qualcos’altro e soprattutto decidendo chi può e chi non può attraversarlo, sarà più probabile che arrivi presto la fine… e intanto proprio loro la morte cercano di prenderla a schiaffi. “Benvenuto a Messina piccolo somalo”!

Maria Veronica Policardi

L’emergenza continua! Chiediamo ai nostri sostenitori e ai nostri lettori di aderire alla nostra campagna “Bambini in alto mare”, attivando un Sostegno a Distanza per garantire la giusta accoglienza di queste persone che scappano dalle minacce che scaturiscono dalle guerre presenti nei loro territori.