Quando la burocrazia italiana snobba l’adozione internazionale. Il caso dei 672 minori abbandonati della Tunisia

In Francia le adozioni di minori tunisini crescono del 19% in un anno. Ma in Italia la CAI sonnecchia…

Per giustificare il crollo delle adozioni internazionali si utilizzano ormai le motivazioni più disparate. A partire dal mito secondo cui “non ci sono minori” disponibili per l’adozione all’estero. Poi, però, arrivano notizie di tutt’altro tenore. Come quella degli oltre 4000 i MSNA (Minori Stranieri Non Accompagnati) che risulterebbero “irreperibili” in Italia, secondo dati del Governo. Per irreperibili si intendono i minori stranieri non accompagnati per i quali è stato segnalato dalle autorità competenti un allontanamento. L’allontanamento viene censito fino al compimento della maggiore età o ad un nuovo eventuale rintraccio del minore.

Un dato davvero preoccupante è che, di questi 4000, ben 672 (il 15,5% del totale, la quota maggiore) siano tunisini. Soprattutto perché la Tunisia è uno dei pochi Paesi del Maghreb a essere dotato di una legislazione specifica per l’adozione internazionale. In Francia, giusto per fare un esempio, le adozioni internazionali dalla Tunisia sono cresciute, nel periodo dal 2017 al 2018, cioè in soli dodici mesi, addirittura del 19,3%.

Nonostante questi numeri che, se raffrontati, danno la misura della “fame di adozioni” per i minori tunisini, costretti invece a migrare nel nostro Paese senza alcuna certezza, in Italia nessuna realtà è accreditata a operare in Tunisia. Ai.Bi. – Amici dei Bambini, il principale ente italiano per l’adozione internazionale, ha effettuato una regolare richiesta di autorizzazione alla CAI – Commissione Adozioni Internazionali il 30 settembre del 2013, ricevendo il 16 di ottobre dello stesso anno una comunicazione dalla stessa CAI di inizio del procedimento amministrativo di analisi.

Non avendo ricevuto ulteriore comunicazione, ha inviato una nuova manifestazione d’interesse ad essere autorizzata nel 2018 con aggiornamento della documentazione del precedente tentativo. Risultato? Nel 2019 ad Ai.Bi. è stato richiesto un ulteriore aggiornamento, facendo riferimento all’istanza del 2013, dimenticando così la manifestazione d’interesse inoltrata nel 2018… Ma a tutt’oggi si è ancora in attesa di una riposta dalla CAI e sono passati ben sei anni dalla “apertura della pratica”!

Tutta colpa della mancanza di bambini adottabili quindi? I numeri e la burocrazia italiana dimostrano esattamente il contrario.