Quanto costa crescere un figlio? Lo dice Bankitalia: 640 € al mese

Belletti Cisf: “Se le politiche familiari volessero davvero sostenere adeguatamente le famiglie con figli – e la ripresa della natalità – l’obiettivo dovrebbe essere la totale sterilizzazione del costo dei figli

Gli italiani fanno sempre meno figli, è vero, ma siamo davvero certi che la motivazione principale a cui imputare la decisione delle coppie di non “allargare la famiglia” sia esclusivamente un crescente egoismo personale e un cambiamento nelle priorità e nei valori personali e familiari?

La cruda verità è che mantenere un figlio costa e a volte è davvero difficile per i giovani italiani poter sognare di costruire una famiglia.

Stipendi in picchiata e costi sempre più alti

Secondo i dati pubblicati dal 55 rapporto Censis a fine 2021, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue, in 30 anni, dal 1990 al 2020, sono diminuite. Mentre infatti, gli stipendi medi dei lavoratori francesi e tedeschi sono aumentati rispettivamente del 31% e del 33,7%, quelli italiani sono arretrati del 2,9%.

Qualora una famiglia decida poi di avere un figlio, dovrà fare i conti con costi emergenti: cibo, salute, abiti, scuola, materiale scolastico, attività sportive etc… e con l’eventualità che uno dei due genitori, spesso la madre, diminuisca o cessi la propria attività lavorativa per accudire la famiglia.

Bankitalia: un figlio costa in media 640 euro al mese

Secondo un’indagine di Bankitaliaallevare un figlio costa in media 640 euro al mese e se l’assegno unico universale è certamente un buon passo in avanti da parte del governo per dimostrare una concreta attenzione verso le famiglie e la denatalità, allo stesso tempo è purtroppo uno sforzo insufficiente da dover assolutamente ricalibrare.

Ne avevamo già parlato in una precedente news QUI, molte famiglie, dall’entrata dell’assegno unico, devono fare i conti con benefici inferiori ai precedenti e con una diminuzione consistente della misura all’aumentare dell’Isee: 175 euro per ogni figlio con Isee fino a 15.000 euro, 150 euro con un Isee da 20.000, 100 euro con Isee fino 30.000 e così via…

Occorre rivedere l’assegno unico

“Occorre – scrive Francesco BellettiDirettore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia), in un articolo a sua firma su Famiglia Cristiana- rifinanziare l’assegno unico in modo consistente, per aumentarne il valore in modo che corrisponda meglio ai reali costi per la cura dei figli. Di fatto, se le politiche familiari volessero davvero sostenere adeguatamente le famiglie con figli – e la ripresa della natalità – l’obiettivo dovrebbe essere la totale sterilizzazione del costo dei figli. In altre parole, i costi aggiuntivi della famiglia legati al costo del figlio dovrebbero essere assorbiti e sterilizzati (se non totalmente, almeno in misura preponderante) dal sostegno pubblico: un figlio ti costa 640 euro in più? io ti sostengo fiscalmente al 100%, o almeno al 75-80%. Altrimenti, come capita tuttora, alla nascita del figlio la famiglia si impoverisce del 20-25%, perché i costi aumentano, ma gli stipendi ben poco – anzi, è più probabile che uno dei due debba lavorare meno (in genere la donna), per curare il figlio, diminuendo così ancora di più il reddito familiare. Insomma, come minimo l’assegno unico dovrebbe raddoppiare!”.

Lavorare sull’ISEE

Per rendere l’assegno unico davvero universale, un punto di partenza potrebbe essere quello di ripensare l’ISEE. Se ne era già parlato durante gli Stati generali della natalità QUI e di ISEE parla anche Belletti all’interno del suo articolo:

Infine – sottolinea il Direttore del Cisf -rimane sempre più intollerabile che molti provvedimenti di sostegno con denaro pubblico (rottamazione auto, incentivi per auto verdi, solo per fare un esempio) vengano erogati a tutti, senza distinzione, e invece le politiche familiari e il sostegno ai figli siano sempre sottoposti alla tagliola decrescente dell’ISEE, confondendo così – erroneamente – le politiche per la famiglia con le politiche sociali di contrasto alla povertà. Questo è tanto più urgente oggi, quando si è finalmente avviato un dibattito per ripensare l’ISEE, che penalizza in modo iniquo e contraddittorio proprio le famiglie più numerose. L’assegno unico è stato un primo decisivo passo verso la direzione giusta; ma è solo il primo: a questo punto non ci si può fermare!”

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