Ragusa. Vittorio Fortunato, abbandonato vicino a un cassonetto della spazzatura, ha trovato una famiglia (e la sua dignità di figlio)

Una corsa contro il tempo. Dalla premurosa accoglienza della città siciliana alla procedura straordinaria seguita dal Tribunale dei Minori di Catania

Ha trovato famiglia il piccolo Vittorio Fortunato, il bambino abbandonato ai primi di novembre in un anonimo sacchetto di plastica nei pressi di un cassonetto della spazzatura a Ragusa, in Sicilia. Il bambino sarà infatti affidato per un anno, in attesa dell’adozione, alle cure di una coppia che, come spiega al quotidiano Libero il sindaco della città, Giuseppe Cassì, “non è di Ragusa, non sarebbe stato possibile per legge. C’è sempre il rischio, in casi come questi, che i genitori naturali possano un giorno trovare il bimbo e rivendicare qualche diritto su di lui oppure turbare la sua serenità”.

“L’abbandono di questo bimbo – prosegue il sindaco – è stato un fatto sconvolgente che ha turbato tutti qui a Ragusa (…) ma dal disagio iniziale e da quel turbamento è nata una reazione positiva”. Tanto che in ospedale sono arrivati diversi doni per il piccolo Vittorio: giocattoli, indumenti caldi per affrontare l’inverno. Tutta la città è stata mossa da uno spirito di solidarietà nei confronti di quel bambino che è stato idealmente adottato dalla comunità ragusana. Fino a quando non ha finalmente incontrato una famiglia. Non che sia stato un problema individuarla: numerose sono state le richieste, decine da tutta Italia.

A quel punto, il Tribunale per i Minorenni di Catania ha deciso di bypassare le procedure ordinarie e affidare il bambino per dodici mesi a una coppia, prima di tramutare l’affido in adozione. Le procedure farraginose, per una volta, sono state accantonate nel nome dell’accoglienza. Quella che questo bambino, la cui vita poteva interrompersi su un freddo marciapiedi, con il cordone ombelicale tagliato in fretta e furia (i medici del Giovanni Paolo II, dove è stato ricoverato dopo il ritrovamento in terapia sub-intensiva, hanno dovuto chiudere il taglio per evitare che il piccolo corresse il rischio di morire dissanguato) ha incontrato giusto in vista del Santo Natale.

La vicenda di Vittorio Fortunato è emblematica, come ha ricordato il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini, di quella assoluta necessità di installare, in tutti i comuni italiani, una “culla per la vita”. A Ragusa uno strumento di quel tipo manca, la più vicina si trova a Vittoria, a circa 30 chilometri di distanza. Non sono tanti, ma neppure pochi per chi si dovesse trovare in una situazione di estrema emergenza. “Ma, molto probabilmente – spiega Marco Griffini – la madre di questo bimbo neppure sapeva dell’esistenza di questa possibilità, così come della possibilità di partorire in anonimato. Spesso, quando mancano le basi culturali, non è semplice districarsi se non c’è adeguata informazione e se ci si sente isolati e nel panico. Ecco perché non solo serve una culla termica in ogni comune, ma va anche pubblicizzata la loro esistenza con una campagna istituzionale multi-canale efficace e intensiva. Di culle per la vita, insomma, deve parlare in primo luogo lo Stato”.