Riforma fiscale: a marzo arriva il quoziente familiare?

Nelle intenzioni del Governo Meloni, nel mese di marzo potrebbero venire discusse alcune riforme del sistema di tassazione. Prima tra tutte l’introduzione del quoziente familiare per favorire le famiglie più numerose

Marzo potrebbe rivelarsi un mese decisivo per i cambiamenti legati al fisco. Il Governo Meloni, infatti, sembrerebbe intenzionato a introdurre alcune modifiche che già negli scorsi mesi sono state anticipate. Difficilmente si potrà assistere a un cambiamento definitivo, visto che discussioni e modifiche di questa portata richiedono sempre del tempo, ma già da marzo si potrà meglio intuire la portata e la direzione dei cambiamenti che il governo vuole apportare.

In arrivo il quoziente familiare?

La principale riforma di cui da tempo di discute è quella legata al quoziente familiare.
Oggi, infatti, il sistema di tassazione italiano è basato sull’Irpef, che calcola le tasse da pagare in base al reddito individuale di ciascuno. Da diversi anni si discute di come tale sistema possa essere penalizzante per le famiglie perché, semplificando, considera “fiscalmente” alla stessa maniera un single che guadagna 50mila euro all’anno, per esempio, e una madre o un padre di famiglia che con la stessa cifra deve mantenere una famiglia con dei figli.
Per questo, il sistema a cui il Governo Meloni dichiaratamente guarda è quella che si basa sul quoziente familiare, nel quale la tassazione prevede di dividere il totale dei redditi del nucleo familiare per un coefficiente variabile basato sul numero dei componenti della famiglia.
Secondo uno schema di riferimento (ma, appunto, è solo un riferimento, in quanto, al di là dell’introduzione del sistema in sé, è proprio la determinazione dei coefficienti ciò su cui, immaginiamo, verterà gran parte della discussione politica), il coefficiente 1 è per i single le vedove o i vedovi con almeno un figlio a carico. La coppia sposata o convivente ha coefficiente 2, mentre per i figli bisogna aggiungere 0,5 per ciascuno dei primi due e 1 per ogni figlio dopo il secondo. 0,5 infine il coefficiente per i genitori soli con almeno un figlio a carico.
Basta questo semplice schema per capire come tale sistema miri a favorire le famiglie più numerose, anche se bisogna fare attenzione che la riforma non porti a favorire soprattutto chi ha redditi alti (in una coppia in cui i redditi sono molto sbilanciati, per esempio, chi guadagna molto si trova a pagare meno tasse rispetto al sistema Irpef che considerava solo i suoi redditi, mentre chi guadagna meno potrebbe trovarsi a dover pagare di più sommando i suoi redditi con l’altro componente della coppia e dividendoli per due, rispetto a quanto avrebbe pagato considerando solo il suo reddito).
Qualcuno, di fronte a questa ipotesi, sostiene che la riforma non sia così necessaria, visto che in Italia già esiste un sistema che dovrebbe seguire questi principi e che è l’ISEE. Vero solo in parte, visto come anche l’ISEE è da tempo considerato un indicatore non così preciso e veritiero rispetto alla reale situazione economica di una famiglia. Nell’ISEE, è la critica principale, viene tenuto conto anche del patrimonio immobiliare, che, in Italia, non è così significativo della reale ricchezza, vista la storica tendenza delle famiglie ad acquistare una casa propria. Molte famiglie, per esempio, risultano possedere una casa magari per averla ereditata dai genitori o dai nonni, senza che questa sia effettivamente un indicatore della reale situazione economica della famiglia stessa.

Non solo quoziente familiare, in arrivo una revisione per bonus e detrazioni

Insomma, come si può capire anche solo da questa veloce introduzione, il tema non è privo di complicazioni, ma sicuramente l’introduzione di un quoziente familiare, ben calibrato, sarebbe un nuovo segnale importante che va nella direzione di un aiuto alle famiglie, premiando quelle più numerose e, dunque, incentivando le coppie ad avere più figli sapendo che lo stato le sostiene e le favorisce. Un modo per porre le basi di quello che si spera possa essere un’inversione di tendenza rispetto ai terribili numeri dell’inverno demografico che da decenni, ormai, attanaglio il nostro Paese.
Altra questione per la quale il mese di marzo potrebbe essere determinante riguarda i bonus e le detrazioni, che il governo vorrebbe rivedere, ridurre e razionalizzare. Al momento, però, non ci sono indicazioni più precise sulla strada che l’Esecutivo vorrà intraprendere, anche se pare certo che dalla riforma non saranno comunque toccate le detrazioni per le spese mediche e sanitarie e quelle per l’acquisto della casa.