Russia. Aleksey: “Al suo arrivo non riusciva a bere da solo: ora sa fare tutto…e non ha neanche bisogno di 10 dita”

famiglia gobbo #iosonoundonoNessuna medicina o fisioterapia. A volte la migliore cura, l’unica davvero efficace, è l’amore e l’incoraggiamento di una famiglia. La dimostrazione di questo arriva dalla provincia di Pordenone, dove vivono Fanny e Mauro Gobbo con i loro 3 figli. Uno di loro, Aleksey, è stato adottato in Russia a novembre del 2015 con Amici dei Bambini. In meno di un anno è già riuscito a superare un ostacolo che per tanti di noi sarebbe insormontabile.

Ad Aleksey manca il pollice della mano sinistra. E purtroppo non solo: sempre al braccio sinistro ha il radio leggermente più corto e il polso con qualche ossicino in meno rispetto al destro. “Ma lui non ha mai vissuto questa situazione come un problema – assicura papà Mauro -. Tanto che, nel giro di qualche mese, ha imparato a usare perfettamente la mano sinistra. All’inizio la impiegava poco, era un po’ impacciato, ma ora tutto ciò è solo un lontano ricordo”.

Aleksey oggi è talmente autosufficiente che non ha neppure bisogno di una maestra specifica che lo aiuti. Da qualche giorno, infatti, il piccolo di casa Gobbo ha iniziato a frequentare il primo anno di scuola primaria: “E’ molto sereno e riesce a fare tutto tranquillamente – conferma Mauro -. L’unico suo problema forse è che avrà meno tempo per andare in bicicletta. Da quando ha imparato a pedalare, non lascerebbe mai la sua bici”.

Ad Aleksey, infatti, non piace proprio star fermo. Subito dopo il suo arrivo in Italia, i suoi genitori lo hanno iscritto in piscina, per aiutarlo a rinforzare il fisico, ma anche perché il nuovo arrivato aveva una gran voglia di fare qualcosa di “movimentato”. “Non sta fermo un attimo”, dice papà Mauro, che non nasconde in questo un pizzico di soddisfazione. “E pensare che quando è arrivato in Italia non riusciva neanche a bere o a saltare, ricorda mamma Fanny.

Limiti creati più dalla vita in istituto che da reali patologie. Il quadro sanitario che ai coniugi Gobbo era stato delineato prima di incontrare Aleksey era ben diverso da quello reale.

“Quando abbiamo letto la scheda, sembrava che il bambino avesse di tutto – racconta Mauro -. Compresa una presunta epilessia. In istituto l’avevano classificato come epilettico dopo un unico episodio sospetto. E cominciarono a somministrargli dose massicce di farmaci. Poi abbiamo scoperto che non aveva alcuna patologia di quel genere e gli abbiamo gradatamente ridotto la quantità di medicinali, fino ad annullarli. Ora, da circa un mese, non assume più farmaci”. Le visite dagli specialisti, poi, hanno confermato che Aleksey non ha bisogno di alcun tipo di aiuto particolare. “Certamente ha un di strada da recuperare rispetto agli altri bambini, a causa degli anni passati in istituto – spiega Fanny -, ma sta migliorando così velocemente che tutto lascia pensare che ce la farà da solo.

L’unico vero aiuto di cui il piccolo ha usufruito è quello dell’amore della sua famiglia. Un papà, una mamma e due fratelli più grandi che lo hanno accolto e accompagnato in questo primo anno della sua nuova vita. Una nuova vita lontana anni luce da quella dell’istituto. Ma anche che sarebbe andato tutto bene, del resto, lui l’aveva capito dall’inizio. Il giorno del loro primo incontro, infatti, dopo un suo primo sguardo un po’ sospettoso, Aleksey si avvicinò a Fanny, le tirò la borsa e, mettendo il suo viso tra le mani di lei, le disse: “Portami a casa!”.