Russia. “Questi bambini sono dei guerrieri sopravvissuti: poi recuperano tutto, a una velocità impressionante”

IMG_2317 (2)Il messaggio che mamma Cristina e papà Heros vogliono dare a chiunque voglia affacciarsi al meraviglioso ma complesso mondo dell’adozione è: Si può fare! Bisogna mettere in conto una buona dose di determinazione, ma quando sai che tuo figlio è la che ti aspetta, non ci si ferma davanti a nulla. È stata la loro esperienza, del resto, a portarli a questa conclusione.

Quando hanno conosciuto Aleksej, il bambino russo che sarebbe diventato loro figlio, lui era denutrito, mingherlino, non si muoveva bene come tanti bambini che crescono in istituto dalla nascita. “Poi, però, – dicono i suoi genitori – siamo arrivati noi, la sua famiglia, e Aleksej ha preso il volo!”

Cristina e Heros Restelli ricordano per #iosonoundono, la campagna di Amici dei Bambini di promozione dell’adozione internazionale, il viaggio che li ha portati a conoscere e accogliere il loro figlio Aleksej, 6 anni appena compiuti, originario di una regione a un paio di ore da Mosca.

Da quando sono tornati a casa, nell’hinterland milanese, a fine maggio, Aleksej quasi è…un altro bambino.

“Si è tranquillizzato dopo i primi due mesi in Italia – racconta mamma Cristina, ricordando i tre visaggi necessari per adottare in Russia -: quando siamo arrivati a casa non si teneva dall’agitazione, dalle novità che lo travolgevano. Sta recuperando a una velocità impressionante, direi ora dopo ora: a livello fisico, motorio, logico. Quando lo abbiamo incontrato ci avevano detto che non parlava nemmeno bene il russo, ma si esprimeva con un linguaggio tutto suo. Noi sapevamo qualche parola e alla fine ci siamo capiti. Poi è stato più veloce lui a imparare l’italiano che noi il russo: adesso si sta davvero ‘italianizzando’ completamente, anche nella gestualità, non solo a parole”.

Oggi Aleksej frequenta l’ultimo anno di scuola dell’infanzia, è felice di stare con i suoi coetanei, è espansivo e solare. “Parlerebbe anche con i muri!” dice papà Heros, l’idolo del bambino.

“Con il papà ha legato subito, dal primo secondo – confida mamma Cristina -; del resto è normale: è una figura che gli è sempre mancata”. Tanto che ancora oggi i “riti” della sera sono del papà: è lui che gli mette il pigiama e gli racconta la storia. “Poi il gioco prosegue e arrivo io più tardi per dare la buonanotte”, conclude la mamma.

“Ora che il bambino è a casa con noi mi rendo conto che è stato bravissimo e paziente,  ha saputo attendere fino al nostro arrivo definitivo – aggiunge Cristina – . Abbiamo potuto verificare che le giornate in istituto sono tutte uguali, lo scandire del tempo è così monotono che forse per i bambini che non hanno ancora sperimentato appieno la famiglia, lo scorrere dei giorni non è percepito come per noi adulti”.

La famiglia Restelli si sta godendo ogni attimo della rinascita di Aleksej, che ha piacere a stare con tutta la famiglia allargata. Anche l’attaccamento con i nonni è stato immediato, così come con i due cuginetti, soprattutto con quello più piccolo che è quasi suo coetaneo.

Il carattere allegro e vivace del bambino ha senz’altro favorito ogni passaggio. “Mostrandosi così aperto anche per noi è stato più facile – dicono i genitori –. A fronte di tanta allegria è comunque molto testardo, cocciuto, determinato, tutte qualità essenziali per la sopravvivenza in istituto. E’ perfezionista, si arrabbia a morte se non riesce a fare qualcosa come vuole lui. Noi sdrammatizziamo molto e ci ridiamo su, per fargli capire che non è importante riuscire sempre, che si può anche sbagliare”.

“Questi bambini sono dei guerrieri sopravvissuti, lo dico sempre! – aggiunge mamma Cristina –

Meglio adottarli che lasciarli lì ‘a prendere la muffa’! Occorre forza per arrivare in fondo al percorso ma possiamo dire che ne è valsa la pena, rifaremmo tutto cento volte!”