Scuola: arriva la nuova “materia” di educazione alle relazioni

Già a partire da novembre, il Governo punta a introdurre nelle scuole un progetto pilota di “educazione alle relazioni”, con gruppi di studenti che si riuniranno insieme per favorire discussione e consapevolezza

In qualche regione le lezioni sono già iniziate. Nella maggior parte, partiranno nella settimana dall’11 al 17 settembre. Chi prima e chi poi, però, ormai tutti gli studenti sono pronti a tornare sui banchi o a sedercisi per la prima volta. Quella che troveranno, però, è una scuola con non poche novità: dai docenti tutor e orientatori, al peso che avrà il voto di condotta, per arrivare a una nuova “materia” che il Governo Meloni sta pensando di introdurre nel ciclo delle secondarie di secondo grado (ovvero le scuole superiori): Educazione alle relazioni.
L’idea si inserisce nella scia delle iniziative prese su un altro degli argomenti molto sentiti dall’Esecutivo: quello contro la violenza, che ha visto nel Decreto Criminalità Minorile prendere alcuni provvedimenti molto discussi.

Partire dalla scuola per migliorare l’educazione alle relazioni

Sicuramente, questa iniziativa creerà meno polemiche, visto che sul fatto che la vera sfida si giochi nel campo delle prevenzione e non della repressione il parere è sostanzialmente unanime.
Ben venga, allora, uno nuova proposta che coinvolga le scuole, luogo per antonomasia della formazione dei giovani, con l’attivazione di quello che, per il momento, si va configurando come un progetto pilota, annunciato già settimane fa dal ministro Valditara e di cui ora Il Fatto Quotidiano ha rivelato qualche dettaglio in più.
Secondo queste anticipazioni, l’iniziativa inizialmente coinvolgerebbe gli studenti in maniera volontaria, con la formazione di team composti dai 6 ai 12 ragazzi anche di età diverse. Questi gruppi dovrebbero trovarsi una volta ogni due settimane per degli incontri di “discussione e autoconsapevolezza”, della durata di una o due ore, su temi come le relazioni affettive, il rispetto reciproco, gli stereotipi più diffusi nella società, la percezione di genere, ecc.
Il progetto ha il sostegno del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, visto che, come riporta sempre Il Fatto Quotidiano, i gruppi utilizzeranno il cosiddetto metodo Bailant: una “collaudata metodologia di formazione esperienziale creata originariamente dallo psicoanalista Michael Balint centrata sull’azione del gruppo come strumento facilitatore del pensiero”.