Emergenza Ucraina: se l’accoglienza in Italia fa scappare le case-famiglia

I Tribunali per i Minorenni italiani stanno riconoscendo i minori delle case famiglia ucraine come “non accompagnati”, nominando tutori diversi e rischiando di far scappare queste persone dal nostro Paese

Sono arrivati in Italia per cercare la salvezza… Ma dall’Italia ora vogliono andarsene, per paura che i Tribunali per i Minorenni dividano i gruppi di minori e tolgano la tutela ai genitori affidatari ucraini.
È questo, purtroppo, a cui si sta assistendo in questi giorni, allorché, all’indomani dell’arrivo in Italia dei minori di case-famiglia ucraine, i Tribunali dei Minori italiani stanno considerando i minori come stranieri non accompagnati, nominando di conseguenza dei tutori che non sono quelli chiaramente indicati dai documenti ucraini.

Rispettare la convenzione dell’Aja

In sostanza – racconta Marco Griffini in un’intervista a Vita “I Tribunali per i Minorenni non riconoscono le tutele regolarmente rilasciate dalle autorità ucraine ai responsabili di istituti e case famiglia” e “stanno togliendo loro le tutele per affidarle ad altri tutori italiani. In altre parole stanno considerando tutti i minori come minori stranieri non accompagnati, in barba a quanto c’è scritto nel Piano, alla Convenzione dell’Aja ratificata dall’Italia e alla legge 47 del 2017”.
Il Ministero della Giustizia ucraino ha scritto una lettera urgente al Ministero della Giustizia italiano per chiedere il rispetto della Convenzione dell’Aja, non separando i bambini dalle persone a cui sono stati affidati dinanzi alla legge ucraina, magari già da molti anni, ma al momento la richiesta non viene sempre rispettata.

Il fatto da tenere in considerazione è che questi minori hanno tutti i documenti, anche se sono in ucraino. D’altra parte sono scappati in fretta e furia dalla guerra, non c’era certo il tempo di farli tradurre. “Stiamo facendo fare traduzioni a tempi di record – dice ancora Griffini. Il problema è serio, capisco la prudenza e le ragioni della sicurezza, ma qui ci sono dei documenti, bambini già stressati a cui viene chiesto di andare in Tribunale, genitori affidatari con cui i bambini vivono da anni che vengono bypassati da tutori che i bambini non hanno mai visto. Non può essere questa la nostra accoglienza. E l’Italia non può non rispettare la Convenzione dell’Aja”.

L’appello alla Ministra Cartabia

Anche a Mulazzano, dove si trova la Casa della Pace, il primo Pan di Zucchero di Ai.Bi. per i bambini delle case famiglia dell’Ucraina, c’è grande amarezza: dopo la disponibilità dimostrata, il coinvolgimento di autorità, volontari, aziende e popolazione, l’organizzazione di una rete di aiuti e sostegni incredibile…è arrivato il provvedimento del Tribunale dei Minori che ha nominato un altro tutore, convocando i genitori affidatari con i figli in tribunale per le prossima settimana. “Avevamo iscritto i bambini a scuola – racconta a Vita la sindaca di Mulazzano – avevamo fissato delle visite mediche: devo mettere tutto in stand by, aspettando il parere del tutore. E soprattutto ora dovrò comunicare questa novità ai genitori affidatari e ai bambini: capisco le garanzie, le tutele… la necessità di vederci chiaro nelle situazioni grigie che ci sono, ma qui ci sono documenti ufficiali ucraini. Sono disponibile a prendermi io la tutela, ci sta che ci sia una figura di garanzia nel territorio, ma quantomeno il sindaco sarebbe una figura che i genitori e i bambini già conoscono, lo comprenderebbero di più. Con un estraneo, invece, capisco che possa scattare in loro il timore su qualcosa di differente che si potrebbe aprire”.

Altrimenti la conseguenza è che, davanti a tutto questo, le famiglie ucraine lascino l’Italia, cercando una ulteriore salvezza in qualche Paese che non solo li accolga, ma anche non rischi di separare i gruppi di bambini che vivono insieme magari da anni. L’appello che rivolgiamo alla Ministra Cartabia, dunque, è quello di dare indicazioni chiare e univoche ai tribunali per i minorenni che questi gruppi di minori non sono non accompagnati e che non vanno, di conseguenza, trattati come tali.