Siena. Neonata gettata in un cassonetto. La madre “Ho agito per disperazione”. Sempre più impellente una diffusione capillare delle culle per la vita

culla pedrianoHa passato una notte tranquilla la neonata ricoverata in Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, dopo essere stata abbandonata, lo scorso 20 marzo, in un cassonetto in provincia di Siena.

E’ in buone condizioni di salute – conferma Barbara Tomasini, direttore della Terapia Intensiva Neonatale – ha mangiato regolarmente ma non abbiamo informazioni sul decorso della gravidanza e sulle possibili infezioni che possono essere intervenute in questo periodo e, per questo, stiamo sottoponendo la piccola ad accurate valutazioni”. La bambina è affidata provvisoriamente proprio al direttore della struttura che la ha in cura e che ha scelto per lei il nome di Claudia Gioia, in attesa che il Tribunale dei Minori prenda delle decisioni in merito.

Ma Claudia Gioia è stata solo molto fortunata: solo qualche minuto dopo, infatti, sarebbe passato da lì il camion della nettezza urbana e avrebbe svuotato il cassonetto all’interno del quale si trovava proprio lei adagiata in una scatola di cartone. A compiere il gesto estremo la mamma, una giovane badante romena che ha confessato dopo qualche ora sotto le pressioni dell’interrogatorio.

Ennesima vicenda questa che fa emergere ancora di più l’impellenza di diffondere a livello capillare su tutto il territorio nazionale la Culla per la vita, l’unica vera alternativa al parto in anonimato in ospedale.

Ai.Bi., Amici dei Bambini, ha inaugurato la sua lo scorso 1 dicembre 2015 a Pedriano (Melegnano, Milano) in via dei Pioppi, facilmente raggiungibile dalla rete di autostrade lombarde, e va a potenziare un’offerta ancora a macchia di leopardo in Lombardia. La culla di Ai.Bi è l’unica nel territorio, nel sud della città di Milano. Nella struttura dove è ospitata la culla sono presenti costantemente operatori specializzati nella presa in carico del neonato, nel rispetto dell’anonimato della mamma o di chi lascerà il bambino nella culletta.

In Italia sono circa 50 le culle, compresa quella di Ai.Bi e un elenco si trova sul sito del Movimento per la vita (http://www.mpv.org/) . La prima ad essere aperta (secondo la lista del MPV) è quella di AOSTA nel 1993. Le culle sono presenti in 13 regioni italiane in testa la Lombardia e segue il Veneto con 7

Ed è proprio questo ciò che condiziona la scelta di una mamma: quella di non abortire dando la possibilità al figlio di avere una chance di vita, la culla termica dove viene preso in cura da operatori specializzati. In totale anonimato per la madre. Per una madre che non può o non vuole tenere con sé il proprio figlio, sapere di poter essere rintracciata costituirebbe un forte incentivo a soluzioni ancora più drammatiche, come l’aborto o l’infanticidio. Soluzioni che toglierebbero la vita al bambino, anziché aprirgli la possibilità di rinascere, come figlio adottivo.