Siria, concluso il primo progetto Ai.Bi. di formazione psicosociale per gli operatori dell’infanzia: “Come reagiscono i bambini al dramma della guerra”

attivita-ludiche-in-siriaSi è concluso a inizio ottobre, dopo quasi un anno, il primo, importante progetto di “capacity building” di Amici dei Bambini in Siria; l’iniziativa, supportata dalle Nazioni Unite e implementata insieme al partner Shafak Organization, ha portato alla formazione di 126 operatori dell’infanzia fra le province di Idlib e Aleppo, su tematiche quali il benessere psicosociale dei bambini nelle crisi umanitarie, la protezione dei minori in ambito emergenziale, il primo soccorso psicologico, la gestione degli spazi sicuri e l’organizzazione di attività ludico-ricreative adeguate al contesto.

Sono 4.727 i bambini che hanno partecipato ai cicli di lavoro organizzati presso le strutture individuate, e che hanno potuto beneficiare delle accresciute capacità degli operatori formati, ricevendo un’assistenza qualificata.

Alla relazione finale di progetto sono stati allegati due casi di successo, riguardanti un’operatrice che ha partecipato ai corsi di formazione e una delle bambine che segue; entrambe frequentano uno spazio sicuro per minori allestito in un campo di sfollati interni vicino al confine turco.

Vi riportiamo di seguito alcuni estratti delle testimonianze di “Miss” Maryam e di Raghad.

Maryam è una delle operatrici coinvolte in questo progetto, una studentessa universitaria siriana che si stava laureando in Psicologia e che è stata costretta a interrompere gli studi dopo lo scoppio della guerra; ha lasciato il suo villaggio a causa dell’intensità dei bombardamenti ed è fuggita in Turchia con la famiglia, dove è rimasta per sette mesi, prima di rientrare in Siria con la speranza che le cose potessero migliorare. Ciò però non è accaduto, e Maryam è stata costretta a rifugiare presso un campo di sfollati interni, vicino al confine turco.

Maryam stava lavorando come operatrice in un “Child Friendly Space” allestito da Shafak all’interno del campo, quando è stata invitata a prendere parte a questa iniziativa di capacity building. “È stata una formazione estremamente utile per me” ha detto. “Prima del training, non avevo grande familiarità con concetti come ‘protezione minori’ (‘child protection’), e non avevo mai ricevuto informazioni di rilievo sulle attività di supporto psicosociale. La prima cosa che mi ha colpito sin dal primo giorno, è stata l’ottima organizzazione e la preparazione stessa del training, così come gli efficaci metodi d’interazione, che mi hanno stimolato a seguirlo fino alla fine, concentrandomi sulle tematiche proposte”.

“Il corso si è rivelato utile a comprendere meglio il modo di pensare dei bambini come reagiscono alla crisi. La stessa comunicazione funziona in maniera più efficace quando li conosci più in profondità, e questo mi aiuta anche a selezionare e svolgere le attività che ritengo di volta in volta più adeguate a rispondere ai loro bisogni […]”.

Tra i bambini che Maryam supporta, abbiamo incontrato Raghad, una ragazzina che è sfollata da un villaggio nel centro della Siria a causa della situazione di scarsa sicurezza e della gravità dei bombardamenti nell’area. Raghad vive con i genitori e i fratelli nel campo da un anno e mezzo, e da circa un anno è diventata un’abituale frequentatrice dello spazio sicuro.

A Raghad piace “Miss” Maryam, la descrive come simpatica e divertente, nonché una persona con cui è facile parlare. Raghad ricorda che per un periodo la maestra non è venuta al centro, perché doveva partecipare a un corso. “Ora – dice – svolgiamo delle attività nuove; abbiamo cominciato a fare lavori manuali, disegnare, decorare la nostra classe. Miss Maryam fissa le regole per le attività e la classe non è più rumorosa come prima. L’atmosfera si fa di giorno in giorno più piacevole, grazie anche ai compiti che ci vengono assegnati, e ci sentiamo davvero felici […]