Siria. Idlib devastata dalla guerra e dal Covid

Dopo oltre 10 anni di guerra, la provincia siriana di Idlib deve affrontare anche una severa ondata di Covid. Famiglie e bambini hanno bisogno dell’aiuto di tutti, possibile grazie alle donazioni e l’adozione a distanza di Ai.Bi.

La situazione nella provincia di Idlib, ultimo bastione dell’opposizione siriana, è terribile: dopo oltre 10 anni di guerra, una recente nuova ondata di Covid ha messo in ginocchio la popolazione, stremata e senza mezzi di sussistenza, con gli ospedali ridotti a macerie e i medici scappati a migliaia in questi anni.
In una zona che conta 4 milioni di abitanti, molti dei quali sfollati interni, il numero dei casi di Covid osservati sono più che raddoppiati già dall’estate, con una media di nuove infezioni superiore alle 1500 al giorno. Stime che si ritengono anche sottostimate.

Idlib tra guerra e Covid

Le sfide che Idlib deve affrontare rispetto alla pandemia sono le stesse che hanno riguardato tutto il mondo: grandi quantità di ricoveri, terapie intensive piene, mancanza di ossigeno, difficoltà nella campagna vaccinale… Solo che lo deve fare in un territorio martoriato da un decennio di guerra e devastazione, con la popolazione già allo stremo e un sistema sanitario prossimo al collasso.
Decine di migliaia di persone vivono in tendopoli improvvisate, dove il distanziamento sociale e la norme di igiene sono impossibili da rispettare. In più sono riprese anche le violenze, dopo un periodo di relativa calma dovuta alla tregua firmata tra Russia e Turchia.
Per cercare di arginare i contagi sono stati chiusi alcuni mercati e i ristoranti sono stati costretti a servire solo pasti all’aperto, oltre ad aver ritardato l’inizio della scuola. Ma la maggior parte delle persone sono lavoratori giornalieri, e pensare a un lockdown che impedisca loro di andare a lavorare è impossibile, perché non avrebbero di che sopravvivere. Senza contare il fatto che una popolazione già così stanca difficilmente sarebbe disposta a seguire misure ulteriormente restrittive. “È come se le persone si fossero abituate alla morte”, ha detto Salwa Abdul-Rahman, un’attivista dell’opposizione che riferisce sugli eventi a Idlib. “Coloro che non sono stati uccisi dal regime e dagli attacchi aerei russi vengono ora uccisi dal coronavirus”. La campagna di vaccinazione, nel frattempo, è stata lenta: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), solo il 2,5% circa della popolazione di Idlib ha ricevuto almeno un’iniezione. Ma per chi da dieci anni affronta bombardamenti, morte, mancanza di beni primari… il Coronavirus, in fondo, non è che un’altra delle preoccupazioni da aggiungere a un elenco già troppo lungo.

Il possibile aiuto portato dall’Adozione a Distanza

In questo territorio martoriato, Ai.Bi. è attiva dal 2004 e porta avanti con il suo partner Kids Paradise diverse iniziative in favore delle famiglie e dei bambini di Idlib. Chiunque può partecipare a questi progetti con una donazione libera oppure, per dare un aiuto più continuativo e strutturato, può attivare un’adozione a distanza, con la quale garantire cure mediche, acqua potabile, alimenti, possibilità di andare a scuola e di giocare per i bambini di Idlib.