Stragi del sabato sera. Griffini (Ai.Bi.): “Il volontariato per colmare il vuoto di valori di molti giovani”

L’amara riflessione della scrittrice Susanna Tamaro: “Il velo del cinismo avvolge ormai ogni cosa. Non esiste più il dono di se'”

“Non c’è fine settimana che non ci riporti la triste cronaca di gruppi di amici che perdono la vita schiantandosi sulle strade al termine di una nottata di sballo in discoteca. Per tentare di arginare questa tragica realtà, si evocano nuove strategie: più controlli, etilometri all’uscita dei locali, mezzi di trasporto che possano riportare i giovani a casa sani e salvi. Interventi sicuramente necessari, e in parte salvifici, ma che non sono molto diversi dal voler delimitare un baratro con un filo spinato. Qualcuno certo si salverebbe ma il baratro sarebbe sempre e comunque lì davanti, con il suo cupo, irresistibile richiamo”. Lo scrive, su Il Corriere della Sera, la scrittrice Susanna Tamaro, riflettendo sul vuoto esistenziale che, settimana dopo settimana, distrugge le vite di moltissimi ragazzi.

Vite risucchiate dall’obbligo del divertimento a tutti i costi, dalla società del “positive thinking” e del sorriso regolamentare, da mostrare ovunque: in pubblico come sugli onnipresenti social network, dove l’immagine vincente, brillante e divertente è tutto. Pena l’esclusione, il trovarsi ai margini della società medesima. Che, però, poggia soltanto su un inquietante oceano di vuoto.

“Da sempre la festa – scrive ancora la Tamaro – in tutte le società umane, esiste per celebrare qualcosa”. Oggi invece, prosegue la scrittrice, “non si celebra, perché non c’è più niente da celebrare. La vita conosce solo il giogo della materia e da questo giogo non si può scappare. Non esiste il bene, non esiste la bellezza, non esiste l’amore, né il dono di sé, il mistero è una realtà che non appartiene alle nostre vite. Il velo del cinismo avvolge ormai ogni cosa. O sei cinico, o non sei niente, mi diceva convinta una ragazza di sedici anni”.

Cinici perché l’unico fine è quello del successo materiale. Da ottenere sempre e comunque, per non essere considerati dei falliti. Per il dono, che riempie la vita e da un senso, che rende partecipi alla costruzione di qualcosa di grande e positivo, non c’è spazio in queste giovani vite svuotate. Prosciugate.

“Il volontariato – commenta al riguardo il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffinipotrebbe essere la medicina per colmare il vuoto di valori di molti di questi giovani. Purtroppo però, in questi ultimi anni, non si è fatto molto per sostenerlo. Anzi. Eppure senza dare valore al volontariato si riduce la sua influenza sociale e culturale e i risultati sono quelli che vediamo. E, purtroppo, non sono assolutamente risultati positivi”.