Sorpresa! Le famiglie italiane ritornano a credere nell’adozione internazionale: primo semestre ‘21, incarichi su del 50 %

Nonostante il Covid, le lentezze burocratiche, le carenze di sostegni economici efficaci, la scarsa “pubblicità”, gli incarichi agli enti per l’adozione internazionale sono tornati al livello del 2019

 Nel 2019 sono stati 675. Nel 2020 si è scesi a 445. Oggi, dopo i soli primi sei mesi dell’anno, il numero è già di 337. Stiamo parlando degli incarichi conferiti agli enti autorizzati per l’adozione internazionale. Già solo da questo primo raffronto si capisce come l’anno in corso sia sorprendentemente positivo, con i dati dei primi sei mesi che si attestano sui valori del 2019, anno in cui del Covid non c’era nemmeno l’ombra.

Covid, burocrazia, aiuti economici… le difficoltà dell’Adozione Internazionale

Perché proprio il Covid, inutile girarci intorno, è il principale responsabile del calo dei conferimenti dello scorso anno, così come ancora oggi rimane il principale ostacolo alle coppie che decidono comunque di percorrere il cammino dell’adozione internazionale.
Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo visto bene tutte le difficoltà che i genitori, i bambini e, per la loro parte, anche gli enti, hanno dovuto affrontare: chiusura delle frontiere; impossibilità di viaggiare; coppie bloccate nel Paese di arrivo senza riuscire a tornare a casa con il loro figlio per settimane; confusione sui vaccini da fare…
Non sono mancate le “vie crucis”, raccontate da molte coppie, di incontri con i servizi sociali continuamente rimandati, di call a distanza difficoltose, di informazioni che faticavano ad arrivare.
Insomma: durante il periodo della pendemia l’adozione si è trasformata davvero in una corsa a ostacoli sempre più complicata.

E non che ce ne fosse bisogno, visto che anche prima difficoltà e malfunzionamenti, più volte sottolineati dagli enti nella speranza di un miglioramento, non sono mai mancati. Per esempio le incombenze burocratiche, che hanno sempre contribuito all’allungamento dei tempi: basti pensare ad alcune Prefetture che per una legalizzazione fanno aspettare oltre due settimane, oppure ad alcune Procure che rilasciano appuntamenti anche a un mese per la legalizzazione delle asseverazioni delle traduzioni dei documenti”.

Ma si possono anche citare i pochi aiuti economici destinati alle coppie adottive: nonostante le dichiarazioni pubbliche di aumenti, in realtà sono ben poche le famiglie che riescono a utilizzarli. Mentre la proposta di un bonus unico, fisso, da dare a tutte le coppie che decidono di adottare, formulata da Ai.Bi. e più volta riproposta all’attenzione delle autorità, rimane inascoltata.

La fiducia delle coppie italiane verso l’adozione internazionale

Nonostante tutto questo, e nonostante l’adozione internazionale non venga mai promossa né citata nemmeno quando si parla di iniziative contro la denatalità (clamorosa la lacuna dell’assoluta assenza dell’adozione internazionale – cui non è stata dedicata neppure una citazione – nei recenti Stati Generali della Natalità promossi dal Forum delle Associazioni Familiari ), i dati dimostrano che le coppie italiane ritornano a credere (o, forse, in fondo, loro non hanno mai smesso) nell’adozione internazionale. I dati degli enti di 337 incarichi nei primi sei mesi proiettano un totale sull’anno che potrebbe arrivare a quasi 700. Ovvero 58 promesse al mese di salvare un bambino dall’abbandono, riconoscendogli il diritto di essere figlio. 58 promesse al mese di nuove famiglie che nascono o ri-nascono, nonostante gli ostacoli, nonostante le paure, nonostante i punti di domanda sul futuro e le difficoltà economiche.

Un segnale che regala grande speranza e che dovrebbe essere uno sprone per la CAI, le autorità e anche gli enti autorizzati a moltiplicare gli sforzi e andare incontro a quel desiderio che le coppie italiane non hanno mai abbandonato: costruire una famiglia e dare una nuova casa e una speranza di futuro ai bambini abbandonati di tutto il mondo.