Tempi duri per le coppie senza figli: affitto dell’utero illegale, eterologa senza donatori, adozione internazionale allo sfascio

America, la crisi delle adozioni colpisce al cuoreMission impossible: avere un bambino. In Italia, per le coppie sterili sta diventando sempre più un’impresa riuscire a diventare genitori, pur essendo molteplici le strade percorribili per poter avere comunque un figlio. Il problema è che queste non appaiono come autostrade a 4 corsie, ma piuttosto come mulattiere accidentate e piene di ostacoli. Uscendo dalla metafora, i dati dicono che per le coppie senza figli che sognano di coronare il sogno di divenire genitori questi sono tempi davvero duri. Lungi dal giustificare un presunto diritto al figlio a tutti i costi, si rende però doverosa un’analisi della situazione.

Innanzitutto, la “grande dimenticata”: l’adozione internazionale. Una pratica sempre più allo sfascio, al centro di una crisi che pare irreversibile e che rischia di portarla all’estinzione nel giro di pochi anni. Dal 2010, “anno d’oro” con i suoi 4130 minori adottati, si è scesi ai 2825 del 2013. E il trend al ribasso non accenna a rallentare. Anzi, pare piuttosto intenzionato a spingere sull’acceleratore, come dimostra l’ulteriore calo del 30% registrato nei primi mesi del 2014 che, da gennaio a giugno ha contato la miseria di 930/950 adozioni. Dati peraltro frutto di una proiezione, perché il rapporto ufficiale in materia non è mai stato pubblicato. Di questo passo, come denunciato più volte da Amici dei Bambini, nel 2020 dell’adozione internazionale resterebbe solo il ricordo. Chi avrebbe il potere di porre un freno a questa crisi, il mondo politico e istituzionale, sembra aver riposto la questione nell’ultimo dei suoi cassetti. Cavallo di battaglia dell’attuale premier durante la campagna elettorale, promessa dallo stesso Renzi e dal ministro Boschi nei momenti di maggiore entusiasmo (come la positiva soluzione del caso dei 31 bambini congolesi adottati in Italia, ma rimasti bloccati per mesi nel loro Paese), la riforma delle adozioni internazionali è stata poi accantonata. E nel frattempo la realtà delle adozioni è in mano a un’apposita Commissione che si è riunita una volta sola in 8 mesi, con a capo un magistrato, anziché un ministro o un sottosegretario com’era sempre stato fino a oggi, la cui legittimità a occupare quel ruolo è ancora tutta da verificare.

Ma, come si dice, se Atene piange Sparte non ride. Quegli aspiranti genitori a cui sfugge il senso dell’adozione – salvare un bambino abbandonato da un destino senza l’amore di una famiglia – e preferiscono quindi rivolgersi alle tecniche di fecondazione artificiale non vedono aprirsi strade più comode.

Il recente caso del bambino nato da una madre surrogata ucraina e di fatto “acquistato” da una coppia lombarda è emblematico. Il ricorso a tale tecnica, infatti, è illegale: l’ordinamento italiano stabilisce che “madre” è colei che partorisce e contiene un espresso divieto, rafforzato da una sanzione penale, della surrogazione di maternità. Principio correttamente applicato dai giudici della Corte di Cassazione che hanno tolto il piccolo in questione alla coppia che lo aveva “commissionato” in Ucraina, ritenendolo, a ragione, di fatto “figlio di nessuno” e quindi adottabile.

Capitolo eterologa. A 7 mesi dalla sentenza della stessa suprema corte che eliminava il divieto di tentare di avere un bambino con gli ovuli di un’altra donna, l’Italia si ritrova a essere priva di donatrici. Niente ovociti donati a titolo volontario e gratuito. Meno ancora a pagamento. Tanto che alcuni centri pronti a praticare l’eterologa, come il Careggi di Firenze, sono addirittura ricorsi a una sorta di bando pubblico, con tanto di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, per l’approvvigionamento di gameti. E intanto fioccano le idee alternative, a cominciare da rivolgersi ai centri di riproduzione esteri. Altri hanno nomi fantasiosi. Il “social egg freezing”, per esempio, consiste nel congelare gli ovociti in giovane età per poter posticipare la maternità. Il “gametes crossing”, invece, prevede l’incrocio di donazioni anonime. E dopo il “car sharing” e il “bike sharing”, ecco arrivare anche l’”egg sharing”: ovvero la pratica con cui la paziente che si sottopone a trattamenti per se stessa (la fecondazione omologa) dona i propri ovuli in sovrannumero a un’altra donna.