Terzo Settore. Contucci (AIRC) “Stipendi dei dipendenti troppo bassi”. Griffini (Ai.Bi.): “Non sono d’accordo”

“Lavorare nel non profit dovrebbe essere sempre una scelta di vita. Chiedere denaro a fin di bene per poi destinarne una parte cospicua alle retribuzioni non è a nostro avviso eticamente corretto”

Secondo Niccolò Contucci, direttore generale dell’AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, è un bene che gli stipendi del Terzo Settore lievitino verso l’alto, facendo contenti così anche i sindacati. Lo ha detto al NonProfitDay, organizzato dall’associazione Festival del Fundraising, che si è tenuto martedì 22 ottobre in via Monte Rosa a Milano.

Una posizione, quella del manager dell’AIRC, che non è stata condivisa dal presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini. Ai.Bi. è nata oltre trent’anni fa da un movimento di famiglie adottive e affidatarie e la sua mission è la lotta all’abbandono minorile, in Italia e in diversi Paesi del mondo.

Da tempo l’associazione si batte perché vi sia un tetto agli stipendi del non profit. “Lavorare nel non profit – spiega il presidente Griffini – deve essere ed è prima di tutto una scelta di vita. Questa scelta comporta anche il rinunciare a determinati benefit. Soprattutto, però, le onlus che fanno raccolta fondi non possono pagare alti stipendi ai propri dipendenti, perché sarebbe un controsenso. Chiedere denaro a fin di bene per poi destinarne una parte cospicua agli stipendi non è eticamente corretto, a nostro avviso. Soprattutto nel caso di manager che guadagnano cifre similari a quelle che prenderebbero da aziende private. Ecco perché non sono d’accordo con Contucci su questo aspetto”.

Ai.Bi. si batte da tempo per un “codice etico” destinato a chi fa raccolta fondi nel Terzo Settore e che preveda, “l’assenza di un compenso al presidente e ai membri del Consiglio direttivo, tutti devono essere volontari; l’impossibilità per chi fa raccolta fondi a fini di solidarietà di retribuire i propri dirigenti e dipendenti con stipendi equivalenti a quelli del settore profit, con l’obbligo di pubblicare sui propri siti i vari livelli retributivi, come già fa Ai.Bi.; il divieto assoluto di acquisire spazi pubblicitari a pagamento per la raccolta fondi; il divieto assoluto di fare ricorso alla ‘pornografia del dolore’ per attività di comunicazione; il divieto far transitare soldi raccolti in Italia alle ‘case madri’ estere, con l’obbligo di inviarli direttamente nei Paesi di destinazione”, come spiega lo stesso presidente di Ai.Bi..