Il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma: “Tulinabo non è mai stato incarcerato. Invito Gatti a verificare la registrazione del suo famoso prigioniero nei registri della prigione di Goma”

bambino triste rdcUno dei passaggi più assurdi dell’inchiesta-bufala di Fabrizio Gatti pubblicata sul settimanale “L’Espresso” nel luglio 2016 è la vicenda che avrebbe visto protagonista Raymond Tulinabo. Costui è il rappresentante dell’organizzazione congolese Mulirano pour combatre la pauvrete au Congo (Mucopc) a cui era stata affidata la tutela, tra gli altri, di 4 minori con sentenze di adozione già emesse a favore di altrettante famiglie italiane seguite, per le procedure adottive, da Amici dei Bambini e temporaneamente assistiti attraverso una rete di famiglie locali facenti capo a Mucopc. “L’Espresso” scrive:

 

“Tulinabo viene caricato su un’auto. Lo portano in una camera di sicurezza. E dopo un giorno lo rinchiudono nel carcere centrale di Munzenze. La mattina dopo, vero le 9 del 3 giugno, il povero Raymond Tulinabo vede un agente del Tribunale dei Minori intrattenersi con il vicecapo dei sorveglianti. Quando l’agente se ne va, è il suo turno. Il comandante lo chiama e comincia il pestaggio. Le torture proseguono con il waterboarding, il trattamento riservato ai prigionieri di Guantanamo: solo qui immergono Tulinabo nella buca con gli escrementi della prigione. Poi gli ustionano i genitali. Lo torturano anche il mercoledì sera e anche il giovedì mattina (…) Le false accuse saranno poi archiviate”.

 

Nella sua audizione del 12 ottobre in commissione Giustizia della Camera dei Deputati, la vicepresidente (ed ex presidente) della Commissione Adozioni Internazionali Silvia Della Monica ha avvalorato quanto scritto da Gatti nella sua inchiesta. Fatto gravissimo perché Della Monica avrebbe potuto facilmente verificare l’infondatezza di quanto raccontato da Gatti, sia confrontandosi con i suoi “referenti” a Goma (Kahembe e Ruvogo, rappresentanti locali rispettivamente degli enti I Cinque Pani e della Fondazione Rapahel), sia – soprattutto – leggendo la sdegnata e secca smentita dell’episodio da parte della magistratura congolese.

 

Infatti sia lo stesso Presidente del Tribunale per i Minorenni che il Procuratore della Repubblica di Goma Saleh Katamea Daniel hanno inviato due lettere – rispettivamente il 13 e il 30 agosto 2016 indirizzate a Gatti, al direttore de L’Espresso e alla Presidenza della Cai, in cui smontano pezzo per pezzo quanto scritto da Gatti.

Vediamo in questa “puntata” ciò che sostiene il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma. Nei prossimi giorni daremo invece spazio alla ricostruzione dei fatti operata dal Procuratore.

 

Abbiamo visto chi era Tulinabo e quale fosse il suo compito. Ma che ruolo ha avuto nello specifico in questa vicenda?

 

Su sollecitazione della Cai, per il tramite dell’ente I Cinque Pani, Tulinabo ha violato l’ordinanza n. 1166 del 31 gennaio 2015 emessa dal Presidente del Tribunale di Goma (vedi l’articolo pubblicato da Aibinews il 20 ottobre). Tulinabo ha trasferito i bambini in sua custodia da Goma a Kinshasa, nonostante l’ordinanza imponesse “misure precauzionali” affinché i minori adottati fossero custoditi negli orfanotrofi e nei centri in cui si trovavano, stante “i tentativi di portare via i bambini dai vari centri di accoglienza di Goma per conto della Commissione adozioni internazionali italiana”.

 

Ecco come la violazione dell’ordinanza viene tranquillamente descritta in  uno scambio epistolare tra Tulinabo, Silvia Della Monica e I Cinque Pani. Nella lettera dallo stesso Tulinabo all’allora presidente della Cai Della Monica il 26 marzo 2015 in cui si legge:

Assistiamo fino a oggi 4 bambini già adottati e altri 30 bambini che sono pronti a essere adottati. Siamo disposti a collaborare con i vostri mandatari e I Cinque Pani sotto l’egida della vostra Commissione Cai). Mucopc vi informa che è pronta a darvi questi bambini adottati. Sta a voi solamente di precisare il momento della loro partenza fino al centro di destinazione di Kinshasa”. Con la medesima lettera, Tulinabo sollecita l’intervento della Cai “in merito alla richiesta in oggetto: la nostra domanda di sostegno e per la riabilitazione del Centro e per altra assistenza sotto un’altra forma”.

 

A questa lettera fa seguito, il giorno successivo – 27 marzo 2016 – la risposta della rappresentante de I Cinque Pani in Repubblica Democratica del Congo, suor Bénédicta Sekamonyo Mujawimana, che, dopo aver confermato l’avvenuta ricezione della lettera di Tulinabo tramite la Cai, dice:

Vi ringraziamo di essere tornato sui vostri passi e vi incoraggiamo affinché la collaborazione che voi auspicate con la Cai si possa realizzare. Per questo noi vi invitiamo a incontrarci a Kinshasa accompagnato dai quattro bambini (…) al fine di discutere con noi sugli altri punti indicati nella vostra domanda di sostegno, prima della festa di Pasqua sarebbe meglio”.

 

Pertanto Tulinabo viene denunciato e arrestato

 

 

La reazione del Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma alle invenzioni di Gatti (dalla lettera 023/Cab-PSD/TPE-GOM/2016 del 13 agosto 2016)

 

Innanzitutto interpella i referenti locali dei 3 enti autorizzati citati nell’articolo di Gatti (Arnold Kahembe per I Cinque Pani, Fabien Ruvo per la Fondazione Raphael e Martin Musavili per Ai.Bi.) che smentiscono quanto sostenuto nell’inchiesta de “L’Espresso”.

Quindi entra nel merito dei fatti. Gatti afferma che Tulinabo sarebbe stato “arrestato per una settimana su ordine del Presidente del Tribunale dei minori di Goma”. Questa affermazione rivela l’ignoranza del sistema giuridico congolese da parte del giornalista. Scrive infatti il Magistrato:

 

“Nel sostenere contro il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma che abbia ordinato l’arresto di una persona significa non conoscere l’esistenza del codice penale congolese e del codice di procedura penale che ne deriva. Pertanto è un peccato che il vostro giornale L’Espresso  del 6 luglio 2016 sostenga tali affermazioni come quella citata sopra senza verificarne l’attendibilità in loco”. “Eppure – continua il Presidente – dalle nostre ricerche svolte su internet emerge che il giornalista Fabrizio Gatti de L’Espresso è un professionista. Quest’ultimo sarebbe addirittura apprezzato per la serietà di come scrive. Tuttavia, non possiamo non interrogarci sulla sua competenza quando scrive, senza riserve, che il signor Raymond Tulinabo è stato arrestato per ordine del Presidente del Tribunale per i Minorenni, è stato torturato, gettato in un buco con gli escrementi della prigione, l’hanno picchiato e gli hanno bruciato i genitali”. A tal proposito il Magistrato, senza mezzi termini, precisa che Tulinabo:

“non solo è mai stato incarcerato in prigione, ma non è stato neanche oggetto di tutta questa finzione, frutto di una fervida immaginazione, raccontata a questo scopo. Se per assurdo la questione del ‘bagno negli escrementi’ fosse vera (anche se la prigione di Goma non ha buchi dove i prigionieri subiscono tali trattamenti) e inoltre, se i suoi genitali fossero stati bruciati, sarebbe interessante che Raymond Tulinabo produca prove per la verifica. In breve, non c’è mai stata alcuna detenzione né tortura contro il protetto de L’Espresso”.

 

A conferma di ciò, il Presidente del Tribunale rimarca che nei registri nella prigione di Goma non vi è traccia del presunto incarcerato:

“Invito dunque il giornalista de L’Espresso a verificare la registrazione del suo famoso prigioniero nei registri nella prigione di Goma. Non troverà il suo nome. Non dimentichiamo che la prigione di Goma è regolarmente sotto il controllo della Procura generale a cui si aggiunge quello dei partner che sostengono le strutture penitenziarie della Repubblica Democratica del Congo, come la Monusco. (…) Perché gettate l’obbrobrio e il discredito sulla giustizia congolese?”.

 

Dopo aver smontato la versione di Gatti, il Presidente del Tribunale ricostruisce i fatti per come si sono realmente svolti.

“Ritorniamo al vostro protetto Tulinabo. Per vostra informazione sappiate che questo signore è stato oggetto di un’azione giudiziaria sulla base di una denuncia fatta dal Presidente del Tribunale per i Minorenni. Egli è perseguito per trasferimento illecito di minori. La Procura sta procedendo all’istruzione pre-giudiziale del dossier. Essendo l’istruzione secretata dobbiamo tutti attendere che sia chiusa per poter averne una copia. Per quanto di mia conoscenza la Procura ha messo il signor Tulinabo in custodia a vista presso la stessa 48 ore (questo è legale) e benché lui sia stato rilasciato l’istruttoria a suo carico prosegue. Per questi fatti non si sono dunque mai aperte le porte della prigione per lui”.

 

È vero dunque che Tulinabo sia stato oggetto di un’azione giudiziaria sotto forma di una denuncia e che sia stato messo in sorveglianza a vista per 48 ore. Ma è falso che sia stato arrestato per una settimana, che abbia agito “su mandato dell’autorità giudiziaria locale” (come scritto invece da Gatti) – giacché lo stesso Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma ha sporto denuncia contro di lui – e che abbia messo “in salvo quei bambini”, dato che in realtà ha compiuto atti illeciti secondo il diritto locale.

 

Il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma mette in evidenza, infine, il fatto che su Tulinabo penda tutt’ora un procedimento penale che, contrariamente a quanto sostenuto da Gatti, non è stato ancora archiviato. Particolare, questo, che il giornalista adduce a sostegno delle proprie tesi e che viene invece smentito dalla stessa Magistratura congolese.

 

Prossima puntata: la sdegnata reazione del Procuratore della Repubblica di Goma.

 

(5/continua…)