Vade retro, bambini! Il paradosso delle vacanze “no kids”

Strutture  che “non accettano bambini”, e compagnie aeree che offrono il servizio di scegliere posti lontano da minori di 2 anni. Sicuri che tutto questo non c’entri con il calo delle nascite?

La scritta “gluten free” è ormai (giustamente) una presenza familiare nei menù dei ristoranti. Allo stesso modo potrebbe diventarlo la scritta “no kids” sulla porta d’ingresso. Potrebbe sembrare un paradosso, ma non più di tanto, se è vero che già esistono portali dedicati alle prenotazioni di hotel, ristoranti, viaggi, ecc. rigorosamente “childfree”.

La distopia di un mondo “no kids”

Avvenire ha fatto una veloce analisi del sito più noto e ha contato 200 strutture che offrono la certezza di non avere bambini nei dintorni, per scoprire “il vero significato di relax”.
La giornalista (Ilaria Beretta) che ha firmato l’articolo ha anche provato a fare una prenotazione, scegliendo un agriturismo in Toscana che accetta persone solo sopra i 14 anni, oltre ai cani, naturalmente. Ma al tentativo di far alloggiare un bambino di 5 anni, la risposta degli addetti è categorica: “Accogliamo bambini solo sopra i 14 anni. Arrivederci!”
Forse è solo questione di abituarsi. In fondo, spiega qualcuno, non accettare bambini non è una discriminazione, semplicemente è una “targhettizzazione” dell’offerta: come ci sono gli hotel per le famiglie, perché non dovrebbero esserci gli hotel senza i bambini?
Una prima risposta potrebbe essere che negli hotel per le famiglie non è vietato l’ingresso a chi bambini non ha o non ne vuole, ma forse si verrebbe tacciati di “buttarla in caciara”: in Italia ci sono tantissime strutture, se 200 non accettano bambini non è la fine del mondo…
Eppure, forse, non è così semplice. Perché, per esempio, come sottolinea il bell’articolo di Avvenire, è noto che le coppie senza figli hanno una maggiore disponibilità economica e, quindi, per una struttura ricettiva puntare su questa categoria può essere una scelta redditizia. Con tanti saluti al sostegno della natalità in ogni sua forma e, se davvero si pensa che questo sia l’unico possibile futuro per la società tutta, anche da parte di chi i figli non li vuole e non li ha!

Fare a meno dei bambini… Ma fino a quando?

Perché, poi, prendere una deriva che non è più solo “l’offerta di un servizio” è davvero un attimo.
Per esempio, si vuole considerare normale il fatto che una compagnia aerea come la Japan Airlines abbia tra i servizi “premium” la possibilità di vedere i posti in cui, secondo le prenotazioni, è seduto un bambino con meno di 2 anni, così da poter scegliere il posto più lontano possibile?
È normale che degli hotel in Corea del Sud (guarda caso il Paese con il più basso tasso di fertilità al mondo) consentano l’accesso alla piscina solo per poche ore ai bambini, mentre tutti gli altri possono starci di più?
Forse, qui, la parola “discriminazione” non è poi così lontana.
Per fortuna, però, in ogni cosa esiste un rovescio della medaglia. Sottolinea qualche famiglia: sicuri che il servizio di scelta del posto in aereo lontano dai bambini sia un “plus” per gli adulti? Perché anche i genitori potrebbero essere ben felici di sapere che intorno a loro, per il tempo del viaggio, non ci sarà qualcuno che alza gli occhi al cielo al minimo pianto o al centesimo: “Mamma, quando arriviamo?”.
Tanto, alla fine, l’unica verità è che le famiglie che hanno figli, il mondo lo portano avanti anche per gli assolutisti del “no kids”.