Vernillo- in Veneto l’adozione internazionale tiene nonostante la crisi

Si arricchisce con nuove informazioni e dichiarazioni il servizio di approfondimento di “Ai.Bi. News” dedicato alla crisi delle adozioni internazionali e al crollo dei decreti di idoneità emessi dai Tribunali per i Minorenni alle aspiranti coppie adottive.

Dopo aver interpellato il presidente del Tribunale per i Minorenni di Venezia Adalgisa Fraccon,  oggi sentiamo il parere di Angelo Vernillo – consulente esperto di adozione presso la Direzione Regionale Servizi Sociali – Servizio Famiglia della Regione del Veneto

A livello nazionale assistiamo a un calo delle idoneità dei Tribunali per i Minorenni, da 6.237 nel 2006 a poco più di 5mila nel 2009. E’ una tendenza che corrisponde anche al Veneto?

E’ una tendenza che si riscontra anche in Veneto come ha già avuto modo di esprimere la presidente del Tribunale di Venezia proprio sul vostro sito. Il calo però non è a mio avviso così eclatante. La domanda posta in questo modo pare quasi sottendere un allarme o un elemento negativo che secondo me non è così palese. A fronte del calo delle idoneità che segnano il numero delle richieste di disponibilità per l’adozione internazionale, abbiamo avuto un aumento in Veneto di sentenze di adozione nazionale da 57 nel 2008 a 86 nel 2009 e calcolando che il calo di decreti di idoneità all’adozione internazionale in questo periodo è sceso di 15 –(da 416 a 401 richieste)-non vedo elementi di particolare allarme. Le coppie Venete sono ancora disponibili all’accoglienza e aperte all’adozione nello stesso mododi prima.

Quali motivi si nascondono dietro a questo dato?

Credo che comunque il fatto che ci sia un calo di idoneità all’adozione internazionale possa essere visto anche come un segnale positivo, di maturità delle coppie. In Veneto da alcuni anni grazie al lavoro in rete tra equipe adozioni ed enti autorizzati, grazie al Protocollo Operativo regionale si tengono dei corsi di informazione e sensibilizzazione all’adozione prima ancora del deposito della dichiarazione di disponibilità e così le coppie approcciano l’adozione con maggiore consapevolezza ed a ragion veduta. Non dobbiamo poi dimenticare che comunque la crisi economica sta segnando molte famiglie ed è probabile che alcuni stiano rimandando il momento di inizio del percorso per vedere come vanno le cose.

Da una parte c’ è un calo nelle idoneità, dall’altra assistiamo a un aumento dei minori fuori famiglia (163 milioni nel mondo). Come superare questo gap?

Pensare di colmare questo gap con l’adozione mi pare davvero una follia e spero che a nessuno venga in mente una cosa del genere. E’ ovvio che si devono attivare dei percorsi di sostegno alle famiglie nei paesi e comunque non si dovrebbe aver paura anche di ipotizzare percorsi di vita per i bambini più grandi fuori famiglia che non necessariamente passino per inserimenti in altre famiglie adottive o affidatarie. La famiglia è un diritto di tutti i bambini certo, ma come non credo ci si debba accanire con i tentativi esasperati di salvare le famiglie in situazione davvero esasperate così non ci si deve accanire per trovare una nuova famiglia a ragazzi di 13,14,15 e oltre anni che sono certamente ancora “minori” ma per i quali si ha il dovere di poter cercare percorsi di vita diverso, credo.

Proprio ieri sono stati pubblicati i dati delle adozioni concluse dal 1° gennaio 2010: i numeri dei figli adottati quest’anno sono lievemente più alti di quelli dello scorso anno. Presumibilmente a partire dal 2011 si inizieranno a sentire i primi effetti del calo delle idoneità. Qual è il suo parere in merito?

L’Italia è stato l’unico paese dei principali di accoglienza al mondo che in questi anni ha avuto una crescita costante delle adozioni. Perciò io non mi preoccuperei più di tanto di questo aspetto quanto piuttosto del cambio “qualitativo” delle adozioni che diventano sempre più complesse, con bambini sempre più grandi e a leggere i dati della CAI del report 2009, sempre più con bisogni speciali o particolari. Mi domanderei piuttosto se ed in che misura alcuni paesi di origine dei minori non stiano attuando, specie con l’Italia, una politica di “welfare sanitario” e non di migliore abbinamento possibile per un bambino abbandonato.

I dati dimostrano che il 35% delle coppie che hanno ottenuto l’idoneità non hanno dato l’incarico a un ente. Come valuta questo atteggiamento di sfiducia nei confronti dell’adozione?

Direi che un calo tra l’idoneità e l’incarico sia fisiologico e non necessariamente dovuto ad una sfiducia nei confronti dell’adozione. Alcune coppie hanno una gravidanza, altre una malattia grave loro o dei familiari più stretti, alcuni perdono il lavoro (specie in questo periodo), altri si separano o vivono crisi di coppia, altre altri motivi. In difetto di dati comparativi relativi agli anni precedenti non penso ci si possa esprimere in un senso piuttosto che in un altro.