Voglio partorire mio figlio senza riconoscerlo: a quali rischi vado incontro?

Buongiorno Ai.Bi.,

Vi scrivo per chiedervi un consiglio su una situazione che sto affrontando. Sono una donna di 38 anni e sono al sesto mese di gravidanza. Il mio compagno appena ha saputo che sono incinta mi ha lasciata e io so di non avere la possibilità di tenere con me il bambino. Non ho interrotto la gravidanza perché sono di principio contraria all’aborto. Un po’ mi sento in colpa ma sono pienamente convinta che dare il bambino in adozione dopo la nascita sia la giusta scelta. Non so quali sono le procedure per un parto in anonimato. Sapreste dirmi come fare? A quali rischi vado incontro?

Grazie,

S.

MORETTICara S.,

non sia preoccupata per la sua condizione, la legge italiana, infatti, viene incontro al desiderio e alle necessità di quelle madri come lei che decidono di mettere al mondo un bambino pur essendo consapevoli di non poterlo tenere con sé.

Quello che le consiglio di fare è di dare alla luce il bambino in ospedale dove potrà immediatamente dichiarare di voler partorire in anonimato. In tal mondo, il neonato verrà subito dichiarato adottabile e potrà, nel giro di poco tempo, trovare una nuova famiglia attraverso una procedura di adozione nazionale.

Le donne che decidono di partorire in anonimato vengono costantemente seguite e assistite dal personale medico e sanitario specializzato, al pari, ovviamente di tutte le altre partorienti.

La decisione di lasciare il bambino appena nato in ospedale non è considerato abbandono di minore e quindi non è perseguibile penalmente come tale.

Le donne che decidono di partorire in anonimato in ospedale, inoltre, hanno il diritto a rimanere segrete anche successivamente. Per cui il suo anonimato resterà tutelato e non ci sarà il rischio, in futuro, che la sua identità venga resa nota al bambino senza la sua autorizzazione.

Le raccomando, infine, di stare tranquilla e di concludere serenamente la sua gravidanza, nella certezza che il suo bambino potrà crescere in una famiglia adottiva fin dalle prime settimane successive alla nascita.

Un caro saluto,

Diego Moretti, Area Italia di Ai.Bi.