5×1000: mentre i grandi lo investono in pubblicità, ai piccoli restano solo le briciole

5x10001La grande torta del 5 per mille: indispensabile per l’”alimentazione” di più di 30mila enti, ma divisa in fette sempre più diseguali.

Sono circa 33mila i soggetti – tra onlus, associazioni di volontariato, enti di ricerca scientifica e università – beneficiari di un tesoretto pari a 391 milioni di euro, frutto delle donazioni effettuate dai contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi. Ma, secondo quanto denunciato dalla Corte dei Conti, queste risorse vengono suddivise in modo tutt’altro che equo. A fronte delle organizzazioni più grandi, che arrivano a incassare cifre a 6 zeri, ce ne sono almeno altre mille a cui ogni anno non arriva quasi nulla. Insomma: la torta se la dividono quasi tutta i grandi, mentre ai piccoli non restano che le briciole.

La realtà del non profit in Italia è costituito da circa 300mila soggetti. Un mondo che dà lavoro a circa un milione di persone, impiega 4,7 milioni di volontari e fattura più del settore della moda: 64 miliardi di euro, con 57 miliardi di uscite. Solo negli ultimi 4 anni, il numero delle organizzazioni non governative nel nostro Paese è cresciuto del 23% e attualmente ha raggiunto quota 248.

“Il non profit – afferma Edoardo Patriarca, presidente del Consorzio nazionale del volontariato – non è solo cresciuto, ma è stato anche capace di interpretare i cambiamenti del nostro tempo”.

Eppure, anche in questa realtà, c’è chi fa il furbo. Gli enti più grandi, forti delle loro dimensioni e possibilità economiche, spendono fiumi di denaro in campagne pubblicitarie, promozioni e competizioni con altre associazioni. Finisce quindi che buona parte del 5 per mille viene impiegato per finanziare l’attività promozionale e di sensibilizzazione finalizzata a ottenere nuovi finanziamenti. Un circolo vizioso tutt’altro che eticamente accettabile, come sottolinea padre Zanotelli, missionario, che nella prefazione al saggio L’industria della carità parla di “associazioni che dovrebbero aiutare gli altri e che spendono troppo per tenere in piedi la struttura, per pubblicizzarsi. Alla fine troppo poco va allo scopo finale”.

Il 5 per mille è nato nel 2006, anno in cui la presidenza dell’Istituto italiano della donazione fu assunta da Maria Guidotti, che rivestì questo ruolo fino al 2012. Secondo lei il 5 per mille potrebbe incidere di più. “Il più grande limite – avverte – è l’assenza di una legge organica a stabilizzare quest’istituto e garantire tempi certi per l’effettiva distribuzione dei fondi. Questo significa vederlo ripartito con grande ritardo e così gli enti che ne beneficiano fanno fatica a investire su progetti di lunga durata”. Per la Guidotti si sta quindi perdendo quell’idea di welfare e di impatto sul territorio per cui il 5 per mille era nato. “Le realtà più piccole e locali spesso hanno mezzi ridotti per comunicare. Restano in gran parte escluse dai contributi, mentre ne sarebbero le ideali destinatarie”.

 

Fonte: La Stampa (26 aprile 2014)