Se è difficile ottenere l’affido, come posso aiutare lo stesso un piccolo migrante?

Salve,

siamo una famiglia multietnica residente in provincia di Milano: io e mio marito, infatti, 10 anni fa abbiamo adottato due sorelline ghanesi che oggi hanno rispettivamente 12 e 17 anni. Il desiderio di accoglienza però non si è spento e, di fronte alle quotidiane notizie che ci raccontano di tragici naufragi nel Mediterraneo e di migliaia di disperati in arrivo sulle nostre coste, abbiamo ora il desiderio di accogliere anche un piccolo migrante. Avendo conosciuto l’Africa nel corso del nostro iter adottivo, ci siamo davvero innamorati di quella terra fantastica e sfortunata e pensiamo che, mentre le nostre due ragazze hanno trovato in noi una famiglia e un futuro, migliaia di altri bambini rischiano di morire di fame o di finire vittime delle violenze. Per questo vorremmo accogliere in casa nostra almeno uno di questi ragazzini che arrivano nel nostro Paese. Sappiamo bene che per i piccoli profughi è molto meglio vivere in una famiglia piuttosto che in un centro di accoglienza. Abbiamo letto che Ai.Bi. è attiva in questo senso con il progetto “Bambini in Alto Mare”. Vorremmo anche noi proporci per l’affido di uno di questi minori. Sappiamo anche, però, che questa strada è difficile da percorrere: in alternativa, ci potete consigliare un altro modo per aiutare i giovani migranti?

Grazie,

Giulia

 

MORETTICara Giulia,

il progetto “Bambini in Alto Mare” ha come scopo proprio quello di garantire un’accoglienza giusta, a misura di bambino, ai tanti minori stranieri non accompagnati che sbarcano sulle nostre coste.

La via principale per farlo è consiste nell’affido familiare. Per offrire la propria disponibilità è necessario compilare l’apposito form sul nostro sito e attendere poi da parte  nostra un’e-mail con la richiesta di informazioni aggiuntive: caratteristiche e composizione del nucleo familiare e informazioni su eventuali pregresse esperienze di affido o di adozione. In generale, infatti, Ai.Bi. dà priorità alle coppie che hanno già avuto una precedente esperienza di accoglienza. Nel contempo, gli aspiranti genitori affidatari sono chiamati a specificare il tipo di accoglienza per la quale sarebbero disponibili: un solo Misna, un gruppo di fratelli, un minore con disabilità, un nucleo mamma-bambino. Quindi il nominativo della famiglia viene inserito in un apposito database. A quel punto la coppia deve attendere di essere convocata per il corso di formazione per aspiranti famiglie affidatarie, organizzato nella sede Ai.Bi. più vicina. L’affido familiare dei Misna, tuttavia, è una misura molto poco incoraggiata dalle istituzioni che evidentemente non hanno ancora compreso l’importanza del ruolo che le famiglie potrebbero svolgere nella difficile missione dell’accoglienza.

Esistono quindi strade alternative per aiutare i minori stranieri non accompagnati. La prima è il Sostegno a Distanza. Grazie a un piccolo contributo mensile, è possibile sostenere le attività del centro servizi alla famiglia “Pan di Zucchero” di Messina e a rafforzare la rete di famiglie di pronta accoglienza di Lampedusa, coadiuvata da personale qualificato. In entrambi i casi l’obiettivo è garantire formazione e accompagnamento alle famiglie che si occupano dell’accoglienza dei Misna.

In alternativa, c’è la possibilità di sostenere il centro di accoglienza “La Tenda di Abramo” per nuclei familiari che Ai.Bi. ha recentemente inaugurato in provincia di Milano in collaborazione con la Prefettura del capoluogo lombardo. Una struttura che può ospitare fino a 8 famiglie per un massimo di 20 persone e che si è riempito nel giro di poche settimane. In questo caso, Ai.Bi. è alla ricerca di giovani volontari disposti a dedicare parte del proprio tempo agli ospiti del Centro, a fare loro compagnia, a insegnare l’italiano e a cucinare un pasto veloce. Inoltre, è possibile donare vestiti nuovi e scarpe per uomini, donne e bambini e abiti premaman per le donne incinte.

Grazie per la vostra disponibilità,

 

Diego Moretti

Responsabile del progetto “Bambini in Alto Mare”