Coronavirus e Fase 2. I minori e lo stress violento da quarantena obbligata

Le situazioni di disagio esplodono tra le mura domestiche. E la giustizia minorile è ferma

Per i minori la quarantena da Coronavirus non è sicuramente facile. Tanto che, come riporta su Avvenire Luciano Moia, “i giudici hanno già coniato un neologismo che fotografa bene la situazione vissuta in tante famiglie in questi mesi di emergenza sanitaria: stress violento da quarantena obbligata”.

“Sono le situazioni – spiega Moia – ad alto rischio che si determinano quando, in un quadro spesso già compromesso, le persone sono costrette a cambiare le proprie abitudini, a condividere spazi spesso insufficienti, ad accettare dinamiche che anche prima dell’emergenza sanitaria erano sopportate a fatica. Facile intuire che, in questa situazione, violenze, maltrattamenti, episodi di grave intolleranza siano esplosi, anche se è impossibile stilare una statistica”.

Le mura domestiche, insomma, in molti casi possono diventare il nascondiglio perfetto per situazioni di estremo disagio, che finiscono soffocate nel bavaglio del lockdown. E questo avviene in un momento in cui la giustizia tutta, inclusa quella minorile, sono ferme.

Secondo Giuseppe Spadaro, presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna: “la preoccupazione più grande è rivolta ai minori che vivono, nell’attuale situazione, una condizione di accresciuta vulnerabilità se non di vero e proprio trauma, come quelli in famiglie con genitori violenti o maltrattanti ed esposti al rischio di violenza diretta o assistita, per i quali erano stati aperti procedimenti di sostegno e monitoraggio per evitare, ove possibile, l’affidamento provvisorio ad altra famiglia. Così come per quelli che, invece, vivono attualmente fuori dalla famiglia di origine e sono temporaneamente collocati in comunità o accolti da famiglie affidatarie nell’ambito di provvedimenti civili e, non ultimi, i minori inseriti nel circuito penale che, nella situazione emergenziale, hanno dovuto sospendere percorsi di istruzione e formazione, interrompendo importanti rapporti educativi con il mondo esterno”.

Rapporti che, forse, è arrivato il momento di far ripartire.