Emergenza Ucraina: l’Italia finalmente si apre all’accoglienza dei bambini degli orfanotrofi in fuga dalla guerra

Rivisto il piano di accoglienza per i minori sfollati dall’Ucraina. Ecco a cosa è servito il “sacrificio” delle due case famiglia accolte da Ai.Bi.

Con un’Ordinanza del 13 aprile scorso, il Governo italiano ha finalmente approvato una versione rivista e corretta del Piano nazionale per l’accoglienza dei minorenni stranieri non accompagnati sfollati in Italia dall’Ucraina, che era stato adottato il 25 marzo 2022.
Va ricordato che, per rispondere all’emergenza umanitaria conseguenza del conflitto russo-ucraino, il Governo italiano aveva nominato il mese scorso un’apposita “Commissione per il coordinamento delle misure e delle procedure finalizzate alle attività di assistenza nei confronti dei minori non accompagnati provenienti dall’Ucraina a seguito del conflitto in atto”, il cui Commissario delegato è il Prefetto Francesca Ferrandino, già capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno. Era stato inoltre implementato il sistema informativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per rendere possibile il censimento di questi sfollati presenti in Italia.

Le incongruenze della prima versione del “Piano Nazionale” per l’accoglienza

Il frutto della prima versione del “Piano nazionale”, tuttavia, aveva sorpreso innanzitutto per una “definizione di minore straniero non accompagnato” più ampia e non rispondente a quella prevista dalla legge ordinaria, nonché per l’esplicita esclusione dei minori stranieri non accompagnati dalla misura dell’affidamento familiare disposto dai Servizi.
Ma un altro aspetto particolarmente critico aveva creato attriti con le autorità ucraine: era stato del tutto omesso di considerare diversamente chi fosse arrivato in Italia con degli accompagnatori ufficialmente nominati, anche prima dello scoppio del conflitto, come “tutori” o “affidatari”, senza tenere conto, dunque, di come queste persone avessero un ruolo centrale nella vita di questi bambini e dovessero essere considerati appieno nel proprio ruolo di esercente la responsabilità genitoriale.

Era così accaduto che alcuni gruppi di adulti con bambini, che in Ucraina già formavano delle case famiglia prima della guerra, fossero ignorati dall’Italia sì da considerare quei bambini e ragazzi come fossero “non accompagnati”, in alcuni casi anche non considerando i legami affettivi dei vari bambini tra loro.
Sono state ben due le case famiglia accolte da Ai.Bi. che si sono viste recapitare provvedimenti di nomina di tutori estranei e, in preda al timore che ciò potesse preludere a un allontanamento dei bambini stessi, nonostante le rassicurazioni delle autorità ucraine agli interessati, abbiano preferito lasciare l’Italia dopo giorni di incertezza e ansia. Speravano in un’accoglienza che tenesse conto della loro effettiva condizione e degli interessi reali dei loro bambini, ma di fronte al rischio di veder nominato un estraneo al posto loro e di perdere i poteri genitoriali che il loro stesso Paese aveva confermato, hanno deciso di recarsi in un altro Paese europeo dove poter vivere uniti.

Le correzioni all’interno del nuovo Piano Nazionale di accoglienza per i minori ucraini

Finalmente, nell’Addendum al Piano nazionale del 13 aprile scorso, sono state per la prima volta esplicitati i riferimenti normativi alle Convenzioni internazionali sulla competenza e il riconoscimento delle misure di protezione dell’infanzia disposte in Ucraina (Convenzione dell’Aja del 1996 ratificata dall’Italia nel 2015 ed efficace anche in Ucraina) e sono state stabilite delle procedure per realizzare l’accoglienza dei minorenni con cui si rispettino le tutele eventualmente disposte all’estero prima del trasferimento dei minori nel nostro Paese.

In particolare, viene ora valorizzato il ruolo degli Enti del privato sociale sin dalla fase della programmazione delle accoglienze.
Si prevede e riconosce, infatti:
– che le Istituzioni ucraine e associazioni promotrici dei trasferimenti abbiano dei primi contatti da rendere noti per l’implementazione dell’accoglienza dal Dipartimento della Protezione civile, dal dipartimento Libertà Civili e Immigrazione e dal dipartimento della Pubblica sicurezza;
– che l’Associazione italiana promotrice comunichi alle autorità competenti in Italia, anche a livello locale, ogni informazione utile, compresa la presenza di eventuali ulteriori motivi di vulnerabilità e bisogni speciali, la presenza di accompagnatori, gli eventuali provvedimenti di tutela e rappresentanza legale adottati dalle autorità ucraine oltre alle misure di accoglienza predisposte. Questa comunicazione va trasmessa almeno dieci giorni prima del trasferimento effettivo dei minorenni in Italia;
– una volta ricevuta la comunicazione dell’Associazione promotrice con le informazioni richieste, la Prefettura territorialmente competente in base al luogo di accoglienza, attiva, d’intesa con il Commissario delegato, un “Tavolo di coordinamento” con le Istituzioni coinvolte anche per programmare risposte adeguate sotto il profilo educativo e sanitario.

Merita rilievo che l’accoglienza tramite affidamento familiare in via preferenziale rispetto al collocamento in strutture è stata anche raccomandata dal Parlamento europeo con la Risoluzione del 7 aprile 2022, che tra l’altro ha anche segnalato l’importanza di non separare tra loro i fratelli e di coinvolgere le associazioni dell’accoglienza (cfr. https://www.aibi.it/coopaibc/emergenza-ucraina-la-risoluzione-del-parlamento-europeo-per-la-protezione-dei-minori-e-dei-giovani-in-fuga-dalla-guerra/).

Chiunque può sostenere la campagna di Ai.Bi. dedicata alla popolazione ucraina BAMBINIxLAPACE. Perché, ora, il loro futuro dipende anche da te!

EMERGENZA UCRAINA